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Lo studio dell’Imperial College: “Grazie a restrizioni e divieti in Italia evitate 40mila morti”

Uno studio dell’Imperial College di Londra evidenzia due dati riguardanti l’epidemia di Coronavirus: da una parte stima che il numero di contagi reali sia di 5,9 milioni di italiani (quasi il 10% della popolazione), dall’altra sostiene che le restrizioni e i divieti messi in campo dal governo avrebbero evitato la morte di 40mila persone.
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A cura di Stefano Rizzuti
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Le restrizioni e i divieti messi in campo in Italia e in Europa hanno salvato la vita di decine di migliaia di persone. A spiegarlo è uno studio dell’Imperial College di Londra, pubblicato ieri su The Lancet, nel quale si ipotizza che senza misure di contenimento ci sarebbero stati almeno 60mila decessi in più in Europa, di cui ben 40mila solamente in Italia. Lo studio, inoltre, stima che il 9,8% della popolazione italiana sarebbe realmente contagiata, ovvero 5,9 milioni di persone. Il numero viene fornito sulla base di un’analisi matematica dei dati dei Paesi europei, letti attraverso diversi parametri comprendenti il numero di decessi, il tempo di incubazione del virus e le misure messe in campo da ogni singolo Stato.

Il dato viene in parte contestato da alcuni esperti di epidemiologia perché ritengono che non tenga conto delle differenze regionali che si sono registrate in Italia. In ogni caso queste cifre confermano ciò che da giorni viene detto da quasi tutti nella comunità scientifica, ovvero che i casi reali in Italia sono molto più di quelli effettivamente registrati dalla statistica ufficiale comunicata giornalmente dalla Protezione Civile.

Per quanto riguarda i decessi evitati dalle misure restrittive, Roberto Burioni spiega: “I colleghi inglesi hanno valutato gli effetti in 11 Paesi europei (a partire dall'Italia) di misure assolutamente straordinarie, come la chiusura delle scuole, la proibizione degli assembramenti e per ultimi, ma non per importanza, l'isolamento domiciliare, il distanziamento sociale e la chiusura totale delle attività non indispensabili. La messa in atto di queste misure ha un obiettivo ben preciso: far scendere al di sotto dell'unità l'ormai famoso tasso basico di riproduzione (R0), ovvero il numero di soggetti che possono essere infettati da chi è già infetto”. Citando il modello matematico, inoltre, anche l’infettivologo Matteo Bassetti interviene sostenendo che se questi numeri fossero reali bisognerebbe “ricalcolare molte delle percentuali catastrofiche fatte nel nostro Paese”.

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