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L’indagine negli allevamenti dei fornitori di KFC Italia: “Polli presi a calci e carcasse abbandonate”

L’associazione Essere Animali ha realizzato una nuova inchiesta sotto copertura in 4 allevamenti di polli situati nel Veronese che riforniscono KFC Italia. Quest’ultima, contattata da Fanpage.it, non ha ancora risposto alle accuse ma si è resa disponibile a chiarire la propria posizione nelle prossime ore.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Polli presi a calci, lanciati e abbandonati con ferite ancora aperte all'interno degli allevamenti intensivi di fornitori di KFC Italia. Questo è quanto emerge dall'inchiesta realizzata dall'associazione Essere Animali che in passato si è occupata anche di realizzare un report sul petto di pollo affetto da white striping in vendita nei supermercati Lid. L'associazione ha realizzato un'indagine sotto copertura in quattro allevamenti intensivi di polli che riforniscono KFC Italia.

Kfc Italia, contattata da Fanpage.it, non ha al momento rilasciato alcuna dichiarazione e si è resa disponibile a chiarire la propria posizione nelle prossime ore.

L'inchiesta dell'associazione si inserisce all’interno di una campagna per chiedere alla catena di fast food di impegnarsi per sottoscrivere lo European Chicken Commitment anche in Italia e garantire standard più elevati per la selezione e l'allevamento dei polli.

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Dal report realizzato dall'associazione emergono violenze degli operatori sugli animali, spesso lasciati agonizzanti e con ferite aperte o presi a calci. Le immagini arrivano da 4 allevamenti situati in Italia, nella provincia di Verona. 

Le condizioni degli animali all'interno di questi allevamenti sono problematiche anche per la selezione dei prodotti destinati a KFC. I polli, come spesso accade negli allevamenti intensivi, raggiungono il peso di macellazione in circa 40 giorni. Tempi così rapidi, però, rendono impossibile il movimento agli animali che soffrono per l'ingrossamento eccessivo del petto, per le deformazioni e patologie come infiammazioni e lesioni a tibia e metatarso.

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In questo contesto, secondo quanto emerge dal report, si inquadrerebbero i maltrattamenti. Negli allevamenti in questione, centinaia di polli restano ogni giorno incastrati nelle mangiatoie inadeguate per le loro dimensioni. Alcuni riportano gravi ferite che spesso restano aperte, mentre altri muoiono al loro interno. Stando all'inchiesta realizzata da Essere Animali, ogni giorno in questi allevamenti vi sarebbero centinaia di carcasse di polli morti, alcune in evidente stato di decomposizione, che possono comportare serie implicazioni per la biosicurezza e la trasmissione di patogeni in allevamento, anche tramite cannibalismo.

Secondo quanto documentato, molte carcasse vengono raccolte in secchi poi abbandonati per giorni all'esterno del capannone e non dentro una cella frigorifera, come previsto dalla normativa. Per Essere Animali, poi, a pochi giorni dalla macellazione i polli mostrano assenza di piume nell'area ano-genitale e sull'area del petto, bruciature sulle zampe date dal continuo contatto con la lettiera carica di deiezioni e di ammoniaca (irritante per la pelle) e disturbi neurologici quali il cosiddetto "torcicollo", a seguito del quale gli animali mantengono una posizione innaturale della testa.

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Al report, l'associazione allega una serie di immagini e di video in cui si vedono vere e proprie violenze nei confronti dei polli, con operatori che prendono a calci gli animali e che li maneggiano in modi dolorosi sollevandoli solo per un'ala.

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"Kfc – scrive Essere Animali – si vanta da sempre dell'orginalità della sua ricetta del pollo fritto, ma le immagini che diffondiamo oggi mostrano un ingrediente che è rimasto segreto per troppo tempo: la sofferenza dei polli. KFC Italia è infatti tra le aziende a non avere ancora sottoscritto lo European Chicken Commitment (ECC), una serie di criteri minimi di benessere animale che puntano a ridurre la sofferenza dei polli attraverso l’adozione di specifiche politiche aziendali. Tra queste, quella di evitare l’utilizzo di razze selezionate geneticamente per ottenere una crescita eccessivamente rapida. È ora che KFC faccia di più e si unisca alle oltre 300 aziende in tutta Europa ad aver già aderito all’ECC, come ha già fatto in Paesi quali la Francia, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Svezia, Regno Unito e Irlanda".

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