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L’ex Bestia di Satana Mario Maccione a Belve: “Mai stati satanisti, delitti causati da liti per le ragazze”

Durante l’intervista rilasciata a Francesca Fagnani nel corso della puntata di Belve Crime andata in onda ieri, martedì 10 giugno, l’ex membro delle Bestie di Satana Mario Maccione ha ripercorso gli anni di violenza e omicidi della banda. “Ho fatto cose da mostro e il ruolo mi è stato sicuramente anche appioppato, ma quando ho smesso con le droghe ho capito che non lo sono. Non sono mai stato satanista, i delitti sono arrivati con le liti per le ragazze”.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Mario Maccione oggi
Mario Maccione oggi

"Sono entrato nella parte del mostro, mi è stata anche attribuita, ma non lo sono. Mi sono comportato da tale, ma poi quando ho fatto i conti con il me stesso sobrio, quello che aveva abbandonato le droghe, ho capito che molte cose che ho fatto erano proprie di una versione di me alterata dagli stupefacenti". A parlare è Mario Maccione, il membro più giovane delle Bestie di Satana, il gruppo che tra gli anni '90 e 2000 uccise due persone e indusse al suicidio un ex membro della banda.

Maccione, il cui soprannome giovanile era Ferocity, è stato intervistato dal programma Belve Crime, andato in onda per la prima volta ieri sulla Rai. Ha ripercorso la storia del gruppo delle Bestie di Satana, inizialmente nato a sua detta per condividere l'amore per la musica metal. Poco dopo però erano arrivare le sedute spiritiche, passione di Maccione all'epoca 16enne.

Mario Maccione in una foto del 2004
Mario Maccione in una foto del 2004

Il primo omicidio risale al 1998, quando la banda uccise due componenti del gruppo, Fabio Tollis e Chiara Marino. I "sopravvissuti" hanno mantenuto il segreto per sei anni prima che un altro membro, Andrea Volpe, uccidesse la sua ex fidanzata Mariangela Pezzotta.

"È difficile, ho fatto delle cose da mostro ma non lo sono – ha ricordato Maccione davanti a Francesca Fagnani -. Penso di aver pagato totalmente quello che ho fatto, oggi credo di avere un buon rapporto con la verità. In passato ho mentito tanto e ho tenuto per anni un segreto grandissimo che è poi alla base del reato per il quale sono stato condannato". Maccione, minorenne all'epoca degli omicidi delle Bestie di Satana, fu condannato a 19 anni di reclusione ed è libero dal 2017.

Mario Maccione
Mario Maccione

"Io ero quello più vicino a Fabio Tollis. Eravamo amici, ma anche per età eravamo affini. Il papà di Fabio è risentito soprattutto nei miei confronti, è comprensibile perché ho mentito per tanto tempo". Maccione ha spiegato di aver dato in prima persona il nome al gruppo poi diventato famoso per la cronaca nazionale. "Era partito come un gruppo anticristiano, poi è diventato quello che purtroppo conosciamo. È stato definito un gruppo di ‘matrice satanista', ma è una definizione falsa perché la matrice non è reale. Le Bestie di Satana sono state una gang che ha compiuto degli omicidi, non altro. Noi componenti eravamo tra l'altro gli unici bersagli del gruppo criminale, i delitti avvenivano all'interno di quel giro".

I componenti delle Bestie di Satana, ricorda Maccione, erano 8. "Alcune sono entrate e uscite nel tempo. Il mio soprannome, Ferocity, me lo ero dato in relazione alla musica che suonavo. Più avanti è diventato una specie di nome di battaglia. Io ero considerato il medium del gruppo, guidavo le sedute spiritiche. All'epoca credevo di avere un ruolo speciale, di prevedere il futuro. Le droghe poi hanno peggiorato tutto insieme all'ingresso di persone molto più violente di me e fermamente convinte dell'esistenza di Satana".

A proposito della corrente satanista all'interno del gruppo, Maccione ha "minimizzato" spiegando che il suo era un "sentimento anticristiano" dovuto a traumi pregressi. "Avevo pensieri violenti e odio per la società e le persone. Ero diverso dai miei coetanei dell'epoca e provavo il desiderio di stare solo con chi la pensava come me. Ero arrivato ad avere desideri violenti contro la Chiesa, anche i testi delle mie canzoni erano estremi e avevano come bersaglio sempre la religione e chi la rappresenta".

"Se mi sento uguale alle altre Bestie di Satana? No, non mi sento come loro. Abbiamo fatto le stesse cose, ma io mi sentivo in una situazione di pericolo e uccidevo per questo, non desideravo il sangue. Per me il motivo per cui hai fatto certe cose conta tantissimo e io semplicemente mi sentivo braccato, non davo valore alla mia vita perché non avevo la percezione del rischio".

I membri del gruppo delle "Bestie di Satana".
I membri del gruppo delle "Bestie di Satana".

"In quegli anni – ricorda ancora Maccione nel corso dell'intervista – la mia paura più grande era il senso di vuoto e di noia. Ho avuto grossi problemi con le droghe e nascono da lì: usavo gli stupefacenti perché non volevo sentirmi in quel modo. La mia famiglia era semplice e i miei genitori sono brave persone, non m i mancava niente. A rendermi così furono piccoli traumi infantili a scuola dalle suore e la normale rabbia adolescenziale nei confronti della società".

L'ex Bestia di Satana ha ripercorso le sue esperienze pregresse con droghe e sedute spiritiche, entrambe divenute una dipendenza già durante l'infanzia. "Le sedute spiritiche sono iniziate a 11 anni, mi piacevano. Le droghe a 14 e quelle hanno peggiorato tutto. Senza sarei stato un ragazzino che ama la musica metal, probabilmente. Io e Fabio Tollis su questo eravamo uguali: ci incontrammo proprio per quella musica, lui era batterista. Le sedute spiritiche all'epoca non gli interessavano, si avvicinò a queste cose dopo avermi incontrato. Prima di tutto questo per noi c'era solo la musica".

Ad avere una spiccata dipendenza da stupefacenti all'interno del gruppo erano Maccione, Pietro Guerrieri e Andrea Volpe. "Anche Fabio aveva fatto uso di droghe – ricorda – ma non era come noi. Aveva sperimentato cose abbastanza pesanti, ma non aveva la nostra sistematicità nell'utilizzo".

Durante i riti delle Bestie di Satana, i componenti dovevano mandare giù un sorso di un cocktail fatto con alcol puro e diverse sostanze mescolate insieme.  "I miei genitori non mi vedevano mai stare così male per quegli intrugli, in genere erano cose che facevamo nel weekend quando dormivo a casa di altre persone. Avevano capito che qualcosa non andava, ma non hanno fatto niente. Spesso litigavo con mia mamma, oggi non credo che si fosse resa conto di cosa effettivamente facessi. Sapeva che qualcosa non era al posto giusto ma non avrebbe saputo dire cosa".

Secondo Maccione, gli omicidi sono arrivati poco dopo l'inasprirsi delle cosiddette "prove di coraggio" volute dagli "anziani" del gruppo. Erano espressione di un'impostazione gerarchica della banda, soprattutto di una divisione tra "satanisti convinti" e personaggi neutrali. I più grandi, ha ricostruito l'ex membro, decidevano le prove che i più giovani dovevano compiere. "Alcune erano davvero pericolose. Ricordo che ci lanciavamo i coltelli nei boschi nonostante la scarsa visibilità e io una volta mi lanciai perfino da un ponte. Facevo tutto questo per sentirmi accettato, per dimostrare che avevo dei poteri, in qualche modo. Tutte le attività venivano svolte sotto effetto di droga".

La vera violenza, ha spiegato l'intervistato, sarebbe arrivata con l'entrata nel gruppo di Andrea Volpe. "Si è detto che eravamo satanisti, che eravamo succubi del suo carisma. È vero, aveva carattere, ma gli omicidi sono arrivati per via delle liti per le donne. È iniziato tutto così: Fabio Tollis iniziò a fare delle avance alla prima fidanzata di Paolo Leoni. Questa sua insistenza ha portato a lungo andare Leoni a decidere di ucciderlo. Io non avevo idea che qualcuno dovesse morire, pensavo avremmo sostenuto la solita prova di coraggio. Me ne sono forse reso conto quando ho visto la buca nel bosco e poi gli altri componenti della banda armati con i coltelli. Ho avuto una specie di attacco di panico, ancora oggi so solo di essermi svegliato nel bosco con un taglio sulla mano".

Solo in seguito, ha spiegato, ha saputo cosa aveva fatto. "So di aver usato una mazzetta da carpentiere, di aver colpito Fabio mentre gli altri lo hanno accoltellato. Abbiamo tenuto il segreto per 6 anni e mezzo fino a quando Volpe non ha ucciso la ex fidanzata, Mariangela Pezzotta".

Maccione ha raccontato di aver dovuto fare un reset completo della propria vita in carcere, rianalizzando quanto fatto fino alla condanna. "Ho dovuto capire cosa ho fatto, rianalizzare tutto. In galera ho avuto accanto la mia famiglia, sono rimasti con me. Mi hanno saputo perdonare. Poi a Bollate ho avuto degli ottimi operatori che si sono occupati di me e della mia dipendenza. Le cose sono veramente migliorate grazie a loro".

"A chi devo chiedere scusa? Sicuramente alle famiglie delle vittime. L'ho fatto anche più volte, ma non basterà mai. Per quanto mi riguarda, so di dovere certamente le scuse alla famiglia di Fabio che ho fattivamente aggredito. Chiara Marino e Andrea Bontade (indotto al suicidio ndr) non sono delitti dei quali mi sono macchiato le mani, ma so di aver mantenuto il segreto e di aver quindi fatto del male anche col mio silenzio".

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