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Tragedia sulla Marmolada, crolla ghiacciaio

L’esperto dopo crollo sulla Marmolada: “In futuro eventi simili, il destino dei ghiacciai è segnato”

L’intervista di Fanpage.it a Carlo Barbante, direttore dell’Istituto di Scienze Polari del CNR: “Tragedia sulla Marmolada? Un evento eccezionale dovuto all’ondata di caldo delle ultime settimane. Ma ce ne saranno altri in futuro: i ghiacciai delle Alpi sono in una traiettoria di fusione oramai irreversibile”.
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Intervista a Carlo Barbante
Direttore dell'Istituto di Scienze Polari del CNR e professore Ordinario dell'Università Ca' Foscari Venezia.
A cura di Ida Artiaco
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Tragedia sulla Marmolada, crolla ghiacciaio

"Le alte temperature degli ultimi tempi hanno fatto sì che un crepaccio coperto dal ghiaccio sulla Marmolada si riempisse d'acqua. È un evento eccezionale. Ma dovremo abituarci, diventeranno più frequenti: anche se smettessimo oggi di emettere in atmosfera tutti i gas clima-alteranti nei prossimi 30 anni il destino dei ghiacciai sulle Alpi è già segnato".

A parlare a Fanpage.it è Carlo Barbante, direttore dell'Istituto di Scienze Polari del CNR e professore Ordinario dell'Università Ca' Foscari Venezia, che ha spiegato cosa è successo ieri sulla Marmolada, dove il crollo di un seracco ha provocato la morte di 7 persone e il ferimento di altre 9 e cosa c'entra il cambiamento climatico.

Prof. Barbante, che cosa è successo ieri sulla Marmolada?

"Tecnicamente, non si tratta di un seracco ma di un crepaccio. I seracchi sono in genere conformazioni più a torre che si vedono nelle foto dei ghiacciai.

Questo più che altro era un crepaccio completamente coperto dal ghiaccio, che si è riempito d'acqua a seguito delle temperature altissime di queste ultime settimane. In altre parole, la sua "pancia" si è riempita d'acqua ed ha lubrificato la superficie tra il ghiacciaio e la roccia in primis.

Poi, a seguito di questo enorme peso creato dalla massa d'acqua, ha di fatto ceduto ed è andato a valle per 1200 metri di dislivello. È stato un evento eccezionale che si è innestato in una crisi climatica in atto. Già a fine maggio c'è stato un episodio simile, un crollo legato alle temperature molto alte".

È possibile prevedere eventi di questo genere? Un testimone ha parlato di "tragedia annunciata"…

"Noi abbiamo un efficientissimo sistema di prevenzione valanghe durante il periodo invernale, con bollettini quotidiani su tutto l'arco alpino, dalle Alpi Marittime fino alle Alpi Giulie, molto ben fatto.

È chiaro che può essere sospeso durante certi periodi, ma quando ci sono ondate di calore di questo tipo si dovrebbero riprendere questi avvisi per mettere in allerta gli alpinisti sul fatto che ci possono essere crolli legati non solo alle precipitazioni nevose durante l'inverno ma anche alle ondate di calore come quelle attuali.

È facile parlare col senno del poi, ma si tratta di eventi veramente eccezionali, questa volta è avvenuto in un'area di grande passaggio, il raccordo anulare della Marmolada. Poteva cadere cinque ore dopo o durante la notte e non sarebbe successo nulla".

Ci sono altri rischi, anche per i soccorritori?

"La zona è molto instabile, come quando cade una frana di quel tipo. Ho visto delle foto dal drone poco fa e ci sono dei seracchi che si sono formati a monte del punto di caduta. È potenzialmente bonificabile ma bisogna essere in situ per capire quando e come operare. È una situazione di emergenza, dove i soccorritori sono sottoposti a grandissimo rischio perché la situazione è precaria".

Non solo la tragedia della Marmolada, ma anche l'emergenza siccità come risultato dei cambiamenti climatici. Cosa fare?

"Premesso che i ghiacciai delle Alpi sono in una traiettoria di fusione oramai irreversibile, anche se smettessimo oggi di emettere in atmosfera tutti i gas clima-alteranti nei prossimi 30 anni il loro destino è già segnato.

Questa perdita di massa andrà a continuare. È chiaro però che le azioni vanno intraprese oggi perché poi questa fase di inerzia dei nostri ghiacciai può essere seguita da una stabilizzazione.

Ma si deve agire ora, sia con azioni di mitigazione molto spinte ma anche di adattamento perché sappiamo che questi eventi estremi, che siano precipitazioni importanti concentrate in brevi periodi di tempo piuttosto che ondate di calore, andranno in futuro a ripetersi e avranno una maggiore frequenza.

Dobbiamo essere pronti al verificarsi di questi eventi".

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