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Lecce, uccise Sonia Di Maggio in strada, chiede scusa al processo. La pm: “Senza alcuna emozione”

Uccise l’ex fidanzata Sonia Di Maggio a coltellate in strada a Specchia Gallone, a Minervino di Lecce. Oggi Salvatore Carfora ha chiesto perdono alla madre della vittima nell’aula bunker di Lecce. La pm: “Scuse senza alcuna emozione”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Uccise l'ex fidanzata Sonia Di Maggio in strada a Specchia Gallone, a Minervino di Lecce, usando un coltello portato con sé da Napoli. Salvatore Carfora è apparso oggi davanti alla Corte nell'aula bunker del carcere di Lecce per il processo che lo vede accusato del femminicidio avvenuto lo scorso febbraio in Salento. Il 39enne di Torre Annunziata ha inferto 31 coltellate all'ex compagna 29enne e poi è fuggito, tentando di far perdere le sue tracce. Oggi in aula ha chiesto pubblicamente scusa alla madre della vittima, costituitasi parte civile nel procedimento. Davanti al giudice ha spiegato di essere partito da Napoli quel giorno per chiedere alla ragazza di ricominciare. Lei, stanca di un rapporto violento e malato, aveva rifiutato, convinta di voler restare a Lecce con il suo nuovo compagno. A quel punto era partito l'assalto, frutto secondo lui della "rabbia del momento". Le prove raccolte a suo carico invece dicono ben altro: Carfora era partito in autobus da Napoli per raggiungere il Salento e aveva già con sé l'arma, segno delle sue intenzioni. Contro di lui, poi, la testimonianza del convivente si Sonia, presente al momento dell'aggressione. Carfora ha infatti agito senza dire niente alla sua vittima, colpendola ripetutamente e in maniera fulminea. La pm ha definito le scuse del 39enne "senza alcuna emozione".

Il 39enne ha quindi affermato davanti alla Corte di avere con sé l'arma solo "per questioni pratiche e di difesa personale" legate alla sua condizione di senza fissa dimora. La sua versione dei fatti è stata smentita dalla testimonianza del compagno di Sonia che ha cercato di salvarla. A respingere la storia presentata da Carfora anche la madre dell'allora fidanzato della vittima, che ha parlato di trascorsi turbolenti che Sonia aveva avuto con l'imputato. In aula ha inoltre testimoniato anche l'autista dell'autobus che aveva portato Carfora sul luogo del delitto. Ai giudici ha raccontato che il 39enne aveva abbandonato in maniera fulminea lo zaino che aveva con sé appena aveva visto la coppia, scagliandosi subito contro la ragazza. Il 15 febbraio toccherà al pm per la requisitoria e poi alle discussioni dei legali.

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