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Lecce, spunta il dettaglio del chiavistello: De Marco sapeva di dover agire a ora di cena

Spunta un altro dettaglio che prova la precisa pianificazione del delitto di Lecce. Antonio De Marco, il killer dei fidanzati, sapeva che ogni notte Daniele De Santis chiudeva la porta di casa con un chiavistello. Per questo ha agito a ora di cena e non nel cuore della notte, riuscendo così ad aprire con la copia delle chiavi fabbricata in segreto.
A cura di Angela Marino
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Perché il killer non ha aspettato che fosse notte per introdursi indisturbato nell'abitazione di via Montello e sorprendere le vittime nel sonno? È la domanda che gli inquirenti si sono posti durante le prime fasi dell'indagine sul massacro dei fidanzati di Lecce e a cui ora hanno dato una risposta. Antonio De Marco sapeva benissimo che a sera inoltrata sarebbe rimasto chiuso fuori, pur possedendo le chiavi, perché era abitudine di Daniele De Santis girare il chiavistello a più mandate per impedire che altri potessero inserire una chiave e forzare la serratura.

Ancora una volta arriva la conferma che l'infermiere di Casarano non ha lasciato nulla al caso. Le 20 e 30, orario di cena e di rientro a casa per molti inquilini dello stabile, era l'unico che potesse garantire l'ingresso in casa, dopo il tramonto. Non è stata un'imprudenza agire quando tutti erano svegli, ma un'azione calcolata per garantire il successo del piano, proprio come tutte le altre. Si tratta di un tassello ulteriore che si va ad aggiungere al puzzle accusatorio messo in piedi dagli inquirenti in queste settimane sul duplice omicidio di Lecce.

Antonio De Marco, ex coinquilino dell'arbitro De Santis, aveva iniziato a pianificare la mattanza da agosto, ovvero da quanto De Santis gli aveva chiesto di liberare la stanza in affitto per poter svolgere i lavori di ristrutturazione. De Marco aveva accettato pacificamente di andare via, anticipando addirittura la sua uscita e riconsegnando le chiavi. Chiavi di cui aveva fatto una copia. Nella piccola stanza di via Fleming, a pochi passi dall'Ospedale Vito Fazzi di Lecce, dove svolgeva il tirocinio, l'infermiere aveva concepito il complesso piano omicidiario.

Il percorso studiato su Google Maps per evitare le strade videosorvegliate, i biglietti con tutti i passaggi da seguire, la soda, i solventi, il coltello: tutto era stato curato nei minimi dettagli per ‘lasciare il segno' nella casa di quelli che erano stati per un breve periodo conoscenti e coinquilini. E proprio per lasciare il segno, De Marco aveva deciso di lasciare una scritta sul muro, un manifesto o una firma, comunque la si voglia chiamare per dare un significato al suo crudele gesto. Nello zaino con tutti gli strumenti messi insieme per realizzare il piano, tuttavia, non sono stati trovati né bombolette né pennarelli. E se avesse voluto utilizzare il sangue delle vittime?

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