L’arma rubata al poliziotto nel 2011 e la sparatoria davanti al nipote: così Clelia Mancini è stata uccisa dall’ex

Ha ucciso l'ex compagna Clelia Mancini, 66 anni, a colpi di arma da fuoco, poi si è barricato in un bar con la pistola. Prima di scappare, l'aggressore aveva quasi colpito il nipote 12enne, vivo per miracolo.
La donna era separata dal compagno ormai da tempo, ma non lo aveva ancora formalizzato davanti a un giudice. Tra i due, almeno a quanto risulta, non vi sarebbero mai stati problemi precedenti e per questo ora bisognerà lavorare per capire il movente dietro la sparatoria nelle vie di Lettomanoppello, nel Pescarese.
Il nipote 12enne della donna è stato subito affidato alle cure delle forze dell'ordine e probabilmente nel prossimi giorni parlerà anche con gli psicologi. Il ragazzino è vivo per miracolo, mentre Clelia è morta sul colpo.
Il killer ha invece tentato la fuga in auto, raggiungendo un locale di Turrivalignani, un paesino poco lontano da Lettomanoppello. Una volta entrato, ha aperto il fuoco, senza però colpire nessuno. I carabinieri sono riusciti ad arrestarlo poco dopo.
L'uomo ora in manette è un 69enne con precedenti penali: l'arma che era in suo possesso, infatti, era stata rubata a un'agente di polizia penitenziaria nel 2011. Il 69enne era già stato dietro le sbarre per altri reati e bisognerà ora chiarire come la pistola rubata sia arrivata nelle sue mani. Gli interrogativi sulla dinamica dell'aggressione fanno parte di un'indagine più grande sul femminicidio.
Al momento del delitto vi erano in strada molte persone. Alcuni passanti si sono fermati per prestare soccorso alla donna e al nipote 12enne, sfiorato da un proiettile, fortunatamente senza riportare danni. Clelia Mancini invece è morta subito dopo la sparatoria.
Al caso lavorano i carabinieri della Compagnia di Popoli e quelli del reparto operativo del Comando provinciale di Pescara.