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L’allarme dei costruttori: “Riaprire le librerie? Pazzi, devono sostenere imprese o sarà disastro”

“Riaprono le librerie? Con tutto il rispetto per la cultura, ma i libri non si possono comprare su internet? Sono pazzi. Superata l’ emergenza sanitaria la grande sfida sarà sugli investimenti infrastrutturali che saranno i primi a partire. Ma occorre sostenere le imprese, per questo diciamo basta”: questa la denuncia dell’Associazione nazionale costruttori edili.
A cura di Annalisa Girardi
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Il governo ha prorogato restrizioni e divieti fino al prossimo 3 maggio. Nessuna fase 2 dopo Pasqua, quindi: se ne riparla a maggio. Dopo il 13 aprile, tuttavia, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato la riapertura di alcune attività produttive. Non sono molte: tra queste, ad esempio, ci sono edicole, librerie e negozi di abbigliamento per neonati. "Riaprono le librerie? Con tutto il rispetto per la cultura, ma i libri non si possono comprare su internet? Sono pazzi", avverte il presidente dell'Associazione nazionale dei costruttori, Gabriele Buia, criticando la proroga del lockdown contro l'emergenza coronavirus e denunciando che se non arriverà in fretta la liquidità necessaria promessa dal governo "saremo costretti a sospendere i pagamenti e sarà un disastro".

Secondo i costruttori, inoltre, il decreto legge imprese avrebbe tempi del tutto incompatibili con le aziende del settore. "Il governo e il legislatore non si rendono assolutamente conto di come funziona il nostro comparto e quanto le costruzioni siano diverse dalle altre attività", continua Buia in un'intervista a La Stampa. I 400 miliardi di liquidità in più messi sul campo sarebbero semplicemente insufficienti: "Per quel che si è capito sinora, il decreto prevede tempi incompatibili con lo stato di salute del mondo delle costruzioni. E poi si tratta pur sempre di sostegni provvisori, di debiti, che se non ripartiamo in fretta non riusciremo mai a ripagare. Certamente non nei sei anni previsti dal governo".

Il presidente dei costruttori spiega quindi che il suo settore non è stato considerato nel giusto modo: "Anche perché superata l' emergenza sanitaria la grande sfida sarà sugli investimenti infrastrutturali che saranno i primi a partire. Ma occorre sostenere le imprese e dare loro la possibilità di sfruttare il beneficio dell'investimento pubblico, altrimenti farò molta fatica a creare ricchezza in tempi rapidi ed in parallelo le imprese si impoveriranno ancora di più". E conclude: "Finirà che le banche diventeranno azioniste di tutte le imprese di costruzione d'Italia. Per questo ora diciamo basta: dopo 11 anni di crisi che ha messo in difficoltà grandi e piccoli voglio capire cosa intende fare davvero la politica. Ce lo devono dire una volta per tutte".

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