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La storia del piccolo Mauro Romano, rapito e ucciso mentre giocava a nascondino

Figlio di una coppia di Testimoni di Geova, il piccolo Mauro Romano scompare in Puglia nel ’77. La famiglia sospetta un correligionario, ma sceglie di non denunciare perché ‘un fratello non può portare a giudizio un altro fratello’. Si rivelerà una falsa pista. La vera svolta arriva nel 2019 con un’indagine per pedofilia a carico di un uomo che all’epoca disse di avere nelle sue mani Mauro.
A cura di Angela Marino
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"Vostro figlio è scomparso". È l'estate del '77 quando Natale e Bianca, genitori di quattro bellissimi bimbi, fanno la scoperta più scioccante della loro vita. Il loro secondogenito Mauro, sei anni, è sparito mentre giocava fuori dalla casa dei nonni. Quarantatré e due inquietanti inchieste dopo, un mucchietto di ossa ritrovate a pochi chilometri da quel luogo, ha riacceso la speranza dei genitori di scoprire cosa è successo al loro bimbo.

Per ricostruire la vicenda del piccolo Mauro, è necessario tornare al 19 giugno 1977, due giorni prima della sua scomparsa. Nella villetta dove la famiglia vive a Racale, Puglia, arriva un telegramma che annuncia la morte del papà di Natale, il nonno paterno. Marito e moglie preparano le valige per il viaggio a Poggiomarino, in Campania, dove si celebreranno le esequie. Con mamma e papà parte solo la piccola Simona, mentre i fratellini Antonio, Mauro e Luca vengono affidati alle cure dei nonni materni. Il 22 giugno, al termine di un lungo ed estenuante viaggio, i Romano trovano una brutta sorpresa: Mauro non c'è più.

Nel 1977 i rapimenti a scopo di estorsione sono ancora un fenomeno capillare. Non per i Romano, però, non per una coppia modesta che si divide tra il lavoro, la casa e la chiesa (di Geova). Bianca e Natale non sono una coppia facoltosa e tutto quello che possono fare è pregare ogni giorno e ogni notte per il loro bimbo, mentre aspettano che a casa il telefono squilli. E il telefono, come nei polizieschi, comincia a squillare. Dall'altro capo della linea c'è un  uomo che chiede dei soldi, tanti. "Trenta milioni o sevizio e uccido il bambino". Il misterioso telefonista chiama diverse volte, chiedendo ogni telefonata una somma diversa, è sospetto. La polizia riesce a identificarlo e arrestarlo in flagranza di reato mentre tenta di estorcere denaro a quella coppia. A. S. verrò condannato per tentata estorsione aggravata.

Intanto, il maresciallo Zecca dei carabinieri della Stazione di Taviano trova un elemento riconducibile alla scomparsa di Mauro, a Castelforte. Ci siamo. Si tratta un batuffolo di ovatta usato come tampone narcotizzante per rapire il piccolo Mauro. L'esame di questa singola traccia apparentemente così promettente, però, porta in un vicolo cieco. Le indagini tornano a stagnare e Natale e Bianca riprendono la loro routine quotidiana, pur tormentati dall'ossessione di quel figlio perduto. Tutto sembra essere tornato alla normalità a Racale, quando, nel 1998 dopo 21 anni dai fatti, succede qualcosa che rovescia tutto.

Bianca Romano ascoltano per la prima volta da un confratello la testimonianza di quanto accadde quel giorno. Mauro, racconta dopo anni l'amico della coppia, giocava a nascondino con altri bambini in località Castelforte (dove è stato ritrovato il batuffolo, ndr) ed era stato portato via a forza mentre urlava ‘mamma', da due uomini all'interno di un'auto bianca. Lui aveva visto tutto, era presente. Chiamato a risponderne davanti agli inquirenti, l'amico nega tutto. A dispetto di queste sconcertanti verità, la coppia decide di non sporgere denuncia contro l'amico perché "la nostra religione non consente a un fratello di portare a giudizio un altro fratello". Nel 2010, però, Mauro e Bianca vengono a sapere da un membro della loro congregazione che l'amico non è più un Testimone di Geova e sporgono una denuncia circostanziata. Nel 2012, l'indagine viene archiviata.

Tra speranze e cocenti disillusioni, si arriva così al 2019, quando sui giornali pugliesi appare notizia di un'indagine per pedopornografia che ha per vittime 15 bambini (oggi 18, ndr). Il colpo di scena, tuttavia è che al centro dell'inchiesta c'è un uomo di settantuno anni già condannato per tentata estorsione aggravata. Si tratta di S. A. il telefonista che nei giorni dopo la scomparsa tormentò i coniugi Romano con richieste di denaro. Di qualche giorno fa la notizia del ritrovamento delle piccole ossa e la richiesta di riapertura delle indagini da parte dei Romani, assistiti dall'avvocato Antonio La Scala. Dopo 43 anni forse è arrivato il momento della verità.

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