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La (non) scelta di Martina, “costretta” alla sepoltura dell’embrione dopo l’aborto spontaneo

Martina è un’insegnante vicentina che è stata ricoverata in ospedale a causa di un aborto spontaneo. Una legge regionale a firma dell’assessore Elena Donazzan prevede la sepoltura in ogni caso del “prodotto abortivo”. Martina, che non avrebbe invece voluto tumulare l’embrione che portava in grembo, ha deciso di raccontare la sua esperienza a Fanpage.it.
A cura di Elia Cavarzan
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Martina è una donna che avrebbe voluto fare una scelta: quella di non seppellire l'embrione che portava in grembo. Ma che invece si è vista "costretta" a farlo. Una legge in Veneto, infatti, prevede che il "prodotto abortivo" sotto le 28 settimane, sia sepolto in ogni caso.

La legge regionale dice che: "Nel caso in cui il genitore o i genitori non provvedano o non lo richiedano, l’inumazione, la tumulazione o la cremazione è disposta, a spese dell’azienda Ulss, in una specifica area cimiteriale dedicata o nel campo di sepoltura dei bambini del territorio comunale in cui è ubicata la struttura sanitaria".

Martina ha avuto il coraggio di raccontare la sua esperienza a Fanpage.it: "Ho avuto un aborto spontaneo a luglio di quest'anno ed è successo che il materiale abortivo, per prassi legittimata da una legge regionale, sia finito in forma anonima nel Giardino degli Angeli predisposto all'interno del cimitero Maggiore di Vicenza".

I medici della struttura ospedaliera dove la donna ha effettuato il raschiamento le hanno sottoposto un documento "per il consenso informato – racconta –  in cui appunto davo il mio consenso alla gestione postuma del materiale abortivo", spiega Martina dopo aver comunque ribadito la professionalità e la preparazione del personale sanitario che l'ha seguita in quei delicati momenti. "Mi è stato chiesto di firmare per aver letto per presa visione e poi fare una scelta – spiega a Fanpage.it – rispetto al seppellimento del materiale abortivo". La scelta consiste nel rivolgersi a un'agenzia funeraria a spese proprie, oppure delegare l'Ulss per lo smaltimento del "prodotto abortivo" che verrà poi tumulato in apposite aree cimiteriali.

L'intera vicenda l'ha scossa fin da subito, portandola a rivolgersi alle realtà e alle associazioni del territorio per fare chiarezza e sensibilizzare sul tema affinché tutto questo possa cambiare: "Mi fa strano immaginare che una parte di me si trovi in un cimitero. Non avrei voluto questo. Penso che ogni donna abbia il diritto di scegliere sul destino del materiale abortivo, cattolica, atea, musulmana che sia. Io sono una credente non praticante. Non mi permetterei mai di giudicare una cattolica che decide di seppellire un feto, ma neanche imporrei a una musulmana di veder tumulato il suo feto in un cimitero cristiano".

Marta Lovato, dell'Assemblea Transfemminista di Vicenza Baba Jaga, ha sostenuto Martina in queste settimane: "La segnalazione di Martina è la segnalazione che ci hanno fatto tantissime altre ragazze che per aborto spontaneo o volontario si sono trovate a fare i conti con questa legge, che delegittima il diritto di scelta delle donne in tema di smaltimento del materiale abortivo. In questi casi, la donna può scegliere di tumulare a spese proprie il feto rivolgendosi a un'agenzia funeraria, oppure di delegare l'ospedale allo smaltimento che secondo il procedimento regionale dovrà tumulare il feto, o l'embrione, all'interno del giardino degli angeli. Le donne devono essere libere di scegliere".

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