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La giudice sugli attivisti di Ultima Generazione condannati: “Agirono per l’ambiente, scopo nobile”

I tre attivisti di Ultima generazione che il 2 novembre hanno bloccato la tangenziale di Bologna hanno “agito non certo per soddisfare un interesse personale ed egoistico, ma per uno scopo superiore, nobile e altruistico”.
A cura di Susanna Picone
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Il blocco stradale del 2 novembre lungo la tangenziale nord di Bologna (foto da Ultima Generazione)
Il blocco stradale del 2 novembre lungo la tangenziale nord di Bologna (foto da Ultima Generazione)

I tre attivisti di Ultima Generazione che il 2 novembre scorso hanno bloccato la tangenziale di Bologna e che per questo sono stati condannati a 6 mesi per violenza privata e interruzione di pubblico servizio hanno "agito non certo per soddisfare un interesse personale ed egoistico, ma per uno scopo superiore, nobile e altruistico, ovvero la tutela dell'ambiente, messo a concreto e sempre più allarmante rischio di irreversibile compromissione per via del cambiamento climatico in atto". A dirlo è la giudice Simona Siena, che così motiva la concessione dell'attenuante dei motivi di particolare valore sociale per i tre imputati.

A gennaio scorso i tre attivisti di Ultima Generazione sono stati condannati a sei mesi con pena sospesa per l’azione del novembre scorso, quando bloccarono la tangenziale Nord di Bologna per circa un'ora per protestare contro il cambiamento climatico.

Il giudice del Tribunale del capoluogo emiliano li aveva riconosciuti colpevoli dei reati di violenza privata e interruzione di pubblico servizio, assolvendoli invece per danneggiamento aggravato, manifestazione non autorizzata e violazione di fogli di via. Ultima Generazione aveva riferito però che il giudice aveva concesso ai tre le circostanze generiche per aver agito per un alto valore morale e che la condanna non avrebbe fermato le loro proteste.

"Diciamo che da un certo punto di vista siamo già soddisfatti, perché rispetto all'inizio la situazione è sicuramente cambiata, c'è già stato un parziale riconoscimento delle ragioni degli imputati", aveva commentato dopo la condanna di gennaio uno dei legali degli attivisti di Ultima Generazione, Elia De Caro.

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