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L’addio a Lino Romano ma nessuno nomina la parola camorra (VIDEO)

Quindici minuti di omelia del vescovo di Aversa, monsignor Angelo Pinillo, nella chiesa di San Biagio a Cardito, in cui non nomina mai la parola camorra. «Ditelo che non c’entrava niente», chiedono i parenti.
A cura di Vincenzo Sbrizzi
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Mille secondi di omelia. Mille secondi di parole per rendere la prima giustizia a Lino Romano, ricordandolo degnamente. Ne bastava uno, un solo secondo per pronunciare la parola "camorra", eppure non è stato fatto. Nel corso della sua omelia il vescovo di Aversa, Monsignor Angelo Pinillo, nella chiesa di San Biagio a Cardito, città dove viveva Lino Romano, barbaramente assassinato lunedì sera a Marianella, vicino Scampia, perché ritenuto uno spacciatore del clan avverso, non ha pronunciato una sola volta la parola camorra. Pasquale Romano di trenta anni è una vittima innocente della barbarie dei camorristi ma questo in chiesa non è stato ricordato.

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Tra gli scranni della chiesetta di provincia, erano presenti le maggiori autorità civili e militari, ma dall'altare non è stata lanciata nessuna offensiva contro la camorra. Nessuna invettiva contro i killer che hanno stroncato una giovane vita innocente e piena di speranze. E' stato letto il passo della Genesi che riguarda Caino e Abele, ricordando che Caino era stato marchiato a vita da Dio per aver ucciso il fratello, e per analogia come lui anche i killer porteranno questo peso per sempre. Un'analogia semplice che hanno fatto tutti i presenti ma a cui il vescovo non ha inteso riferirsi direttamente chiamando coloro che hanno premuto il grilletto quattordici volte, senza nemmeno guardare chi c'era all'interno dell'auto, con il loro nome, assassini.

Né camorra. né vittima innocente della camorra, né killer o assassini, parole che in chiesa oggi pomeriggio non sono state usate. Solo la parola perdono per coloro che dovranno portare questo fardello fino a quando non compariranno al cospetto del Signore. Allora verranno giudicati da Dio ma fino a quel momento, a noi che restiamo accanto a questi assassini qualcosa pure tocca fare, e non nominando la parola “camorra” oggi pomeriggio, noi comuni mortali abbiamo ucciso Lino per la seconda volta. Così il grido di dolore dei parenti che seguivano il feretro e che hanno chiesto ai giornalisti di dirlo che Lino non c'entrava niente, che era un angelo, resterà inascoltato.

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