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Ivrea, docente di latino fa coming out davanti agli studenti: “Finalmente donna anche tra i banchi”

Andrea Perinetti, insegnante di latino e greco in un liceo classico di Ivrea, ha scelto di presentarsi finalmente ai suoi studenti in abiti femminili. “Io sono questa e da oggi in avanti lo sarò anche tra i banchi” ha detto agli alunni prima di sedersi e iniziare normalmente la lezione come ogni giorno.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Aveva deciso di fare coming out nel 2008 presentandosi a familiari e amici come donna. Poi la decisione di mostrarsi per quella che è anche tra le mura scolastiche, lì dove insegna latino e greco. Andrea Perinetti, docente di 61 anni del liceo classico Carlo Botta di Ivrea, ha fatto il suo ingresso in classe per il primo giorno di scuola con gli abiti femminili. "Da oggi mi presenterò in classe nelle vesti della persona che ho sempre sentito di essere" ha spiegato ai suoi studenti prima di iniziare normalmente a fare lezione. E per i suoi alunni non è cambiato nulla: l'insegnante continua normalmente a svolgere il proprio lavoro spiegando, interrogando e qualche volta assegnando anche un brutto voto. "Avevo pensato di affrontare questo cambiamento andando in un'altra scuola dove presentarmi subito come donna. Invece ho deciso di dare una testimonianza di autenticità ai miei studenti"

Andrea Perinetti ha alle spalle un matrimonio e due figli ormai grandi. Nel corso degli anni, ha realizzato di essere una donna prigioniera del corpo sbagliato e ha quindi dato il via al suo percorso di transizione. "Sui documenti per il momento sono ancora Andrea, anche se è un nome sdoganato anche al femminile per mia fortuna" ha raccontato al quotidiano Repubblica la docente. L'insegnante transgender ha scelto di presentarsi ai suoi studenti per la persona che ha sempre sentito di essere nella speranza di vivere serenamente la propria vita e la propria professionalità. "Non rinnego il mio passato – racconta ancora -. Ho due figli e un matrimonio alle spalle, ma adesso era arrivato il momento di essere in pieno me stessa. Questo percorso per me è iniziato dividendo i vestiti nell'armadio in due sezioni: in uno quelli femminili, che indossavo quotidianamente nel privato, e nell'altro quelli maschili che mettevo solo per andare a scuola. Adesso ho dato via tutti i miei abiti da uomo. Le cure ormonali poi hanno ormai cambiato il mio fisico, non aveva neanche senso coprirlo". La professoressa di latino e greco racconta di essere ormai stanca di nascondersi. Per questo, ispirata dalla confessione di una studentessa che le ha rivelato di non riuscire a parlare della propria omosessualità ai genitori, ha deciso di fare un passo avanti.

La prima a sapere della volontà di presentarsi in abiti femminili anche in classe è stata la dirigente scolastica dell'istituto. Proprio lei le ha aperto la strada, mostrandosi aperta ad accoglierla come persona e come professionista qualunque fosse stata la sua scelta. "Molti colleghi avevano già capito e mi hanno chiesto perché ci ho messo così tanto ad aprirmi. Adesso lo hanno saputo gli studenti e le famiglie e sono stata ricoperta di messaggi di genitori ed ex allievi: quasi tutti si sono dimostrati di supporto. Molti hanno detto che ho avuto "coraggio", ma in realtà questa per me era una necessità di vita. Tutti abbiamo diritto alla felicità e io volevo essere una testimonianza". Sono state poche, racconta, le reazioni contrarie al suo coming out: "Qualche trafiletto che è stato respinto con forza dai miei studenti. Il tutto è scivolato via subito" ha dichiarato la professoressa.

Il suo coming out ha aperto la strada anche alle confidenze dei suoi studenti. "Una ragazza mi ha detto di essere omosessuale e mi ha chiesto consiglio per affrontare l'argomento con i suoi cari. Un'altra ex allieva sta vivendo una situazione complicata simile alla mia. La mia presenza a scuola è un deterrente per casi di bullismo basati su identità di genere e orientamento sessuale. Risulta difficile prendersela con qualcosa che non si conosce quando il primo esempio che hai davanti è quello della tua insegnante. In generale, le nuove generazioni sono molto più aperte e nessuno ha battuto ciglio. Si tratta di ragazzi alla ricerca della loro identità che apprezzano l'onestà e la voglia di vivere secondo le proprie regole ed esigenze. Da quando ho detto la verità ai miei ragazzi nulla è cambiato: semplicemente adesso sono molto più felice anche sul posto di lavoro".

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