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Covid 19

Coronavirus, rapporto Iss: “I focolai attivi in Italia sono 2.280, indice Rt nazionale a 1,14”

Secondo il monitoraggio settimanale dell’emergenza Covid in Italia effettuato da Istituto Superiore di Sanità e Ministero della Salute, nel nostro Paese si registra una crescita dei nuovi casi di Coronavirus per la sesta settimana consecutiva. Numeri in aumento in 10 regioni, mentre l’indice Rt è a quota 1,14. Rezza: “Aumenta purtroppo l’età alla diagnosi, che ora è di circa 35 anni, il che sta a significare l’inizio di una trasmissione intrafamiliare”.
A cura di Ida Artiaco
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Il Coronavirus circola di nuovo in tutta Italia. In ben 10 regioni si registra un aumento di casi, mentre l'indice Rt, cioè l'indice di trasmissione del contagio, è arrivato a quota 1,14 su base nazionale, dunque leggermente al di sopra della soglia di guardia di 1, nel periodo compreso tra il 20 agosto e il 2 settembre. E' quanto emerge dal monitoraggio settimanale dell'andamento della pandemia nel nostro Paese elaborato da Istituto Superiore di Sanità e Ministero della Salute. Secondo il rapporto, anche i focolai nel nostro Paese sono in crescita: al momento se ne contano 2.280, di cui 691 nuovi. Si tratta, dunque, di un incremento del numero delle nuove infezioni per la sesta settimana consecutiva con una incidenza cumulativa negli ultimi 14 giorni (periodo 24/8-6/9) di 27.89 per 100.000 abitanti, in aumento rispetto al periodo dal 6 al 19 luglio.

Rezza: "Indice Rt di poco superiore a 1"

Secondo quanto emerso dal monitoraggio settimanale di Iss e Ministero della Salute, la maggior parte dei casi continua ad essere contratta sul territorio nazionale, dal momento che risultano importati da stato estero il 15% dei nuovi casi diagnosticati nella settimana di monitoraggio. In particolare si osserva una percentuale non trascurabile di casi importati da altre regioni e province (11,1% nella settimana corrente, in diminuzione rispetto alla settimana precedente). "Per la sesta settimana consecutiva aumenta il numero di casi Covid-19 nel nostro Paese anche se l'indice Rt si mantiene di poco superiore a 1", è il commento di Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione presso il ministero della Salute. "Bisogna tuttavia interpretare con cautela l'indice di trasmissione nazionale in questo particolare momento dell'epidemia – si legge nel rapporto -, l'Rt nazionale deve essere interpretato tenendo in considerazione il dato di incidenza". Sempre Rezza ha poi aggiunto che "sono molti i focolai segnalati in diverse regioni italiane anche se sta diminuendo il numero di questi causati da rientri da aree turistiche", sottolineando che "aumenta purtroppo l'età alla diagnosi, che ora è di circa 35 anni, il che sta a significare l'inizio di una trasmissione intrafamiliare".

Risale l'età dei contagiati: il 28% ha oltre 50 anni

Dunque, dopo un forte abbassamento dell'età media di chi contrae il Covid-19, nelle ultime due settimane l'età media dei casi diagnosticati sta di nuovo aumentando ed è di circa 35 anni. In particolare, le persone con una età maggiore di 50 anni sono, nel periodo 24 agosto 6 settembre, circa il 28% dei casi; queste erano poco più del 20% nelle due settimane precedenti. "In un contesto di avanzata riapertura delle attività commerciali (inclusi luoghi di aggregazione) e di aumentata mobilità, ci sono ora segnali di una maggiore trasmissione sul territorio nazionale in ambito domiciliare/familiare con circolazione anche in persone con età più avanzata", si legge nel rapporto. Da qui l'invito a continuare a mantenere comportamenti prudenti privilegiando il distanziamento sociale, l'utilizzo delle mascherine, specie in un luogo pubblico, oltre a una sana e accurata igiene delle mani.

Aumentano i ricoverati in terapia intensiva

Rispetto alle due settimane di monitoraggio precedenti, quindi a quelle che vanno dal 17 al 30 agosto 2020, in quasi tutte le Regioni si osserva un aumento del tasso di occupazione dei posti letto dedicati sia in area medica che in terapia intensiva. A livello nazionale il tasso dei pazienti ospedalizzati è aumentato dall'1 al 2% mentre il tasso di occupazione in terapia intensiva è salito dal 2% al 3%, con valori superiori al 5% per alcune regioni. "Sebbene, non siano ancora stati identificati segnali di sovraccarico dei servizi sanitari assistenziali, la tendenza osservata – si legge nel documento – potrebbe riflettersi a breve tempo in un maggiore impegno. Si conferma, inoltre, l'importante e crescente impegno dei servizi territoriali (Dipartimenti di Prevenzione) per far sì che i focolai presenti siano prontamente identificati ed indagati".

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