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Inchiesta Greenpeace rivela le pressioni esercitate da alcuni paesi per alterare il Rapporto sul clima

Un’azione di lobbying da parte di alcuni tra i principali Paesi produttori di carbone, petrolio, carne e mangimi animali per alterare il prossimo rapporto dell’IPCC, l’International Panel on Climate Change, quello sui cambiamenti climatici che orienterà le nazioni riunite che si riuniranno a Glasgow per Cop26, il summit in cui decidere i provvedimenti chiave della lotta al surriscaldamento globale. È quanto emerso da un’inchiesta di Unearthed, il team di giornalismo investigativo creato da Greenpeace UK.
A cura di Chiara Ammendola
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Una nuova tegola si abbatte su Cop26, conferenza internazionale Onu sulla lotta ai cambiamenti climatici in programma a Glasgow a partire dal 31 ottobre. Un'inchiesta di Unearthed, il team di giornalismo investigativo creato da Greenpeace UK, ha rivelato come alcuni Paesi, tra i quali Brasile, Argentina, Australia, Giappone, Arabia Saudita e gli Stati membri dell’OPEC, stiano cercando di alterare il prossimo rapporto dell'IPCC, l'International Panel on Climate Change, quello sui cambiamenti climatici che orienterà le nazioni riunite in Scozia per decidere i provvedimenti chiave della lotta al surriscaldamento globale. Due i temi principali sui quali le lobby starebbero facendo pressione: gli allevamenti intensivi di animali e l'estrazione di fonti fossili come carbone, petrolio e gas.

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Una macchia pesantissima sul summit Cop26 già vittima delle defezioni del presidente cinese Xi Jinping e di quello russo Vladimir Putin. Secondo il team d'inchiesta dunque alcuni tra i principali Paesi produttori di carbone, petrolio, carne e mangimi animali stanno cercando di far eliminare dal prossimo IPCC informazioni e conclusioni che minaccerebbero gli interessi delle loro aziende: è quanto emerge da migliaia di documenti, più di 30mila, che avrebbero a margine anche commenti e richieste di governi. Commenti che restano tali e che non rappresentano richieste ufficiali, ma che svelano però quale sia la posizione di numerosi Paesi rispetto a temi fondamentali per la salvaguardia del pianeta come denunciato dalla maggior parte dei movimenti ecologisti. "Queste rivelazioni dimostrano che un piccolo gruppo di Paesi produttori di carbone, petrolio, gas e carne continuano a mettere i profitti di poche aziende davanti agli interessi di tutte le persone – ha spiegato Jennifer Morgan, Direttrice Esecutiva di Greenpeace International – invece di eliminare gradualmente la produzione di fonti fossili e gli insostenibili allevamenti intensivi, continuano a usare ogni occasione per proteggere gli interessi di pochi e continuare a fare affari come sempre, mentre il pianeta brucia".

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"Vari governi hanno inoltre chiesto di eliminare le critiche alle attività di carbon offsetting – scrive Greenpeace – la compensazione delle emissioni di gas serra tramite schemi di protezione forestale. A dispetto della mole crescente di evidenze che dimostrano l’inutilità e la pericolosità di queste pratiche, Paesi come Regno Unito, Canada e Stati Uniti hanno contestato la posizione dell’IPCC su questi progetti (come il noto REDD+, utilizzato anche da ENI), sfruttati come “un greenwashing a basso costo”. Obiettivo di questa azione di lobbying sarebbe dunque quello di mettere in discussione i temi principali di Cop26 che riguardano lo sviluppo di tecnologie verdi che facilitino la transizione ecologica, sovvenzionando anche economicamente quelle nei paesi più poveri, oltre all'assunzione di nuovi impegni per rallentare il cambiamento climatico e mantenere l’aumento del riscaldamento globale entro gli 1,5 gradi. Con la sentenza più preoccupante per i Paesi industrializzati: "Non basta tagliare le emissioni di CO2. Occorre ridurre anche quelle di gas metano".

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