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Covid 19

In quali casi e su quali pazienti si può usare la pillola anti Covid molnupiravir

L’antivirale va somministrato ai pazienti non ricoverati, con malattia lieve-moderata che si è manifestata da pochi giorni e in presenza di condizioni cliniche che rappresentano specifici fattori di rischio per lo sviluppo della patologia più grave.
A cura di Davide Falcioni
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Una donna di 91 anni cardiopatica e diabetica e un'altra di 72 anni, anch'essa malata di cuore e immunodepressa: sono state queste le prime due pazienti che ieri all'ospedale Spallanzani di Roma hanno ricevuto, per via orale, il molnupiravir, l'antivirale della Merck approvato nei giorni scorsi dall'Aifa insieme a un altro farmaco, il Remdesivir. Entrambi i medicinali vanno somministrati ai pazienti non ricoverati, con malattia lieve-moderata che si è manifestata da pochi giorni e in presenza di condizioni cliniche che rappresentano specifici fattori di rischio per lo sviluppo della patologia più grave.

La pillola Molnupiravir (nome commerciale "Lagevrio") è stata consegnata ieri a tutte le regioni italiane dalla struttura commissariale e rappresenta un'arma estremamente importante nella lotta al Covid. Si tratta infatti di un antivirale orale che deve essere assunto in caso di positività a Sars-Cov-2 entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi. La terapia dura 5 giorni e consiste in 4 capsule (800 mg totali) da assumere due volte al giorno. Il suo utilizzo non è raccomandato in gravidanza e l’allattamento al seno "deve essere interrotto durante il trattamento e per 4 giorni dopo il trattamento".

Il farmaco si è dimostrato in grado di prevenire le ospedalizzazioni e la sua somministrazione viene decisa dal medico curante. L'assunzione, invece, avviene a casa e non in ospedale. Il molnupiravir è in grado di produrre alterazioni del materiale genetico (Rna) del virus durante la replicazione in modo da renderlo incapace di moltiplicarsi. Secondo i produttori (il colosso farmaceutico americano Merck Sharp & Dohme in partnership con Ridgeback Biotherapeutics) il principio attivo non colpisce la proteina spike del Covid, e per questo la sua efficacia sarebbe garantita a prescindere con tutte le varianti. La pillola non va tuttavia intesa come un'alternativa alla vaccinazione: sebbene rappresenti un'arma fondamentale infatti la sua efficacia nel prevenire i ricoveri è bassa e gli studi di fase 3 hanno dimostrato che è scesa nel corso del tempo. Dall’iniziale 50% di riduzione delle morti e delle ospedalizzazioni si è arrivati al 30% su una platea di 1.433 pazienti. Per questo alcuni Stati hanno deciso di rivedere gli ordini di acquisto dell'antivirale.

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