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In Italia la centrale per smistare immigrati e jihadisti in Europa: arresti e decine di perquisizioni

Oltre a tre arrestati, sono decine le persone indagate tra cui titolari di aziende e pubblici ufficiali che avrebbero favorito logisticamente gli arrivi degli immigrati in Italia o la loro partenza verso altri Paesi europei.
A cura di Antonio Palma
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Sul territorio italiano si era costituita una vera e propria associazione criminale in grado di gestire l’arrivo di immigrati irregolari, in prevalenza nord africani, tra cui anche molti soggetti contigui agli ambienti jihadisti, fornendo loro coperture, supporto logistico e persino documenti necessari a favorire il loro trasferimento negli atri Paesi europei e dell’area Schengen.

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È quanto ritiene la Direzione Distrettuale Antimafia di Ancona che, a conclusione di una complessa indagine condotta dalla polizia di stato, ha chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari tre ordinanze di arresto, eseguite oggi insieme a decine di perquisizioni in tutta Italia. Nel dettaglio, per 2 tunisini è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre per un terzo soggetto, anch’egli originario del paese nord africano, sono stati disposti gli arresti domiciliari.

Secondo l’inchiesta, condotta dalla DIGOS della Questura di Roma, dalla DIGOS della Questura di Macerata e dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, i tre sarebbero al centro di un esteso sodalizio criminale dedito al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina con proiezione transnazionale, attività portata avanti grazie ad una fitta rete di complicità intessuta sul territorio maceratese.

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Oltre agli arrestati, infatti, sono decine le persone indagate a vario titolo nell’ambito della stessa indagine. Nel corso dell’operazione di oggi sono state eseguite in tutto 44 perquisizioni nei confronti di 18 indagati per vari reati e di altre 26 persone, risultate contigue a vario titolo all’organizzazione criminale, sparse tra le province di Ancona, Fermo, Ferrara, Catanzaro, Modena, Macerata, Siracusa e Verona. Tra loro figurano titolari di aziende e pubblici ufficiali che avrebbero favorito logisticamente gli arrivi degli immigrati in Italia o la loro partenza verso altri Paesi.

Attraverso le attività investigative gli inquirenti hanno riscontrato inoltre che tra gli stranieri intenzionati a raggiungere l’Europa, attraverso i canali messi a disposizione dalla rete criminale, vi fossero anche soggetti contigui a circuiti di combattenti jihadisti.

L’operazione di oggi, denominata “WET SHOES” “scarpe bagnate” da una conversazione intercettata dagli inquirenti nel corso di uno sbarco di clandestini avvenuto a Mazara del Vallo, non a caso è scaturita dalle indagini connesse all’attentato terroristico condotto a Berlino nel 2016 dal tunisino Anis AMRI. L’attentatore infatti era stato in Italia dove aveva fatto ingresso come clandestino, proveniente via mare dalla Tunisia, arrivando poi in Germania grazie al possesso di falsi documenti di identità italiani.

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