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Covid 19

“In Africa muoiono di Covid, noi i vaccini li buttiamo: siamo responsabili di un genocidio”

Vittorio Agnoletto, portavoce italiano della campagna europea No Profit on Pandemic: “Siamo responsabili di un genocidio, una dichiarazione di guerra ai paesi più poveri del mondo dove si muore perché non ci sono vaccini, mentre nelle nazioni ricche vengono lasciati scadere e poi buttati. Chiediamo la sospensione dei brevetti: è l’unica soluzione per salvare migliaia di vite”.
A cura di Davide Falcioni
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Mentre nei paesi più ricchi del mondo si lasciano scadere centinaia di milioni di dosi di vaccino, in quelli poveri ogni giorno muoiono migliaia di persone che avrebbero potuto essere messe in sicurezza. Se nei primi mesi della pandemia in molti sostenevano che "ne usciremo migliori" oggi è chiaro a tutti che a prevalere non è stata la solidarietà bensì l'egoismo. A certificarlo sono i dati: a livello globale il 43,7% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino contro il Covid, ma questa percentuale sfiora appena il 2% nelle nazioni a basso reddito. Per questo da mesi milioni di cittadini di tutta Europa sostengono la campagna  europea per il diritto alla Cura No profit On Pandemic, una petizione che chiede la sospensione dei brevetti sui vaccini e la loro messa in produzione su scala mondiale. Lo scopo è chiaro. Evitare che solo poche aziende farmaceutiche possano decidere chi può proteggersi contro il virus e chi, invece, deve correre il rischia di infettarsi e morire. Di tutto questo abbiamo parlato con Vittorio Agnoletto, docente di Globalizzazione e Politiche della Salute all’Università degli Studi di Milano e portavoce italiano della campagna europea No Profit on Pandemic.

Secondo la Johns Hopkins University nel mondo sono state somministrate circa 6 miliardi di dosi di vaccino, quasi tutte nelle nazioni più ricche. In quelle a basso reddito, infatti, solo il 2% della popolazione ha ricevuto almeno una dose. 
"Quello che stiamo praticando non solo è un"apartheid vaccinale', ma è un vero e proprio genocidio, una dichiarazione di guerra ai paesi più poveri del mondo, per citare don Luigi Ciotti, fondatore di Libera. Impedendo a una parte consistente all’umanità di accedere ai vaccini si producono molti morti. Mi auguro che un giorno i responsabili di questa situazione rispondano delle loro decisioni di fronte a dei tribunali internazionali".

Cosa sta accadendo nelle nazioni più povere, quelle sprovviste dei vaccini? E quali potrebbero essere le conseguenze anche per noi nei prossimi mesi o anni?
"L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha già spiegato che l'aumento della diffusione del virus sta causando anche un incremento di contagi e decessi, il crollo di molte economie e un importante arretramento rispetto agli obiettivi strategici di sviluppo sostenibile, lotta alla povertà e alle differenze di genere. A pagare il prezzo più alto delle crisi che si stanno innescando sono ovviamente i più deboli e le donne. Ma se gli appelli a giustizia e solidarietà lanciati dall'OMS, da Papa Francesco e da importanti organizzazioni come Amnesty International non servono a niente si agisca quanto meno in nome del "sano egoismo". In altre parole, se non ci interessa proteggere i poveri proteggiamo quanto meno noi stessi…".

Cosa intende?
"Se in molte zone del mondo mancano i vaccini da lì arriveranno nuove varianti: tra queste prevarranno quelle più aggressive, e non sappiamo se i vaccini attualmente disponibili saranno efficaci. Il destino dell'umanità è uno solo e finché non tuteleremo tutti faremo del male anche a noi stessi. Guardi, il problema è molto semplice: le grandi aziende farmaceutiche non sono interessate all'eradicazione del virus, bensì alla trasformazione della pandemia in endemia così da produrre e vendere vaccini sempre nuovi al mondo ricco, abbandonando i poveri a se stessi".

Vittorio Agnoletto, portavoce italiano della campagna europea No Profit on Pandemic
Vittorio Agnoletto, portavoce italiano della campagna europea No Profit on Pandemic

Secondo l’agenzia Airfinity i paesi del G7+UE disporranno, entro la fine dell’anno, di un miliardo di dosi di vaccino in eccesso: centinaia di milioni di dosi sono però in via di scadenza. Perché preferiamo gettarle anziché donarle alle nazioni a basso reddito?
"Ovviamente non ho una risposta certa, non sono in possesso di una verità assoluta. Posso solo avanzare delle ipotesi: la prima è che i paesi ricchi temono di trovarsi un domani senza vaccini, e quindi stiano organizzando delle scorte per il futuro. Questa potrebbe essere un'ipotesi, ma ce ne sono anche altre: ad esempio che prima di donare i vaccini i governi vogliano provare a collocarli sul mercato e rivenderli. Un'ulteriore possibilità è che le donazioni rientrino dentro equilibri geopolitici molto complessi. Ce n'è poi un'altra molto più inquietante che sarebbe bene verificare sui contratti firmati dagli Stati con le case farmaceutiche, se venissero resi pubblici…".

Dica pure.
"Ci chiediamo se nei contratti firmati dalla Commissione Europea con le aziende farmaceutiche siano previste clausole che vincolano eventuali donazioni al consenso delle aziende stesse. In alcuni dei contratti stipulati potrebbe essere stato scritto che le donazioni sono possibili "a patto che i paesi riceventi accettino di rispettare tutte le clausole firmate dai paesi donatori", ad esempio su eventuali risarcimenti a carico degli Stati anziché delle case farmaceutiche. In un documento che abbiamo potuto visionare – ma su cui stiamo facendo maggiori verifiche – si legge che la Commissione UE "comunicherà all'azienda la destinazione delle dosi. Gli Stati hanno il diritto di donarle o rivenderle a paesi terzi o pubbliche istituzioni per favorire l'accesso ai vaccini. Il diritto di donare e rivendere dosi in eccesso dovrà essere soggetto al consenso dell'azienda". Ecco, noi non sappiamo se queste clausole siano veritiere, ma se così fosse ci troveremmo di fronte all’esasperazione della ricerca del profitto e al totale disinteresse verso la vita umana. Siamo obbligati a sollevare questi temi perché non disponiamo dei contratti integrali, visto che molte parti sono state secretate. Sarebbe importante che la Commissione Europea renda pubbliche le versioni ufficiali dei contratti sottoscritti con le aziende farmaceutiche".

Il Presidente Draghi ha dichiarato ieri che l'Italia donerà 45milioni di dosi di vaccino ai paesi poveri. Il nostro paese, però, ha sempre rigettato la proposta di una moratoria per i brevetti sui vaccini, preferendo invece puntare su iniziative come Covax. Ecco, questo programma sta funzionando?
"Trovo vergognosa e indecente la scelta dell'Italia e del G20 di ignorare la proposta di moratoria per i brevetti sui vaccini, come da più parti a livello mondiale ed europeo richiesto. Il governo italiano ci ha sommerso di una valanga di dichiarazioni sui ‘vaccini per tutti', con larga risonanza sui mass media, ma senza spiegare come concretamente tale obiettivo possa essere raggiunto e soprattutto opponendosi alla sospensione dei brevetti. Quanto a Covax si tratta di un programma nato in sostituzione di un altro ideato a gennaio del 2020 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e da alcune università statunitensi, il cui progetto era quello di aprire uno spazio in cui condividere tutte le conoscenze disponibili su farmaci e vaccini contro il Covid. Tale progetto è stato poi abortito e soppiantato da Covax, che si fonda solo sulle donazioni di Stati e aziende ma che non mette minimamente in discussione i brevetti. Non è un caso che questo programma stia fallendo: solo il 10% delle dosi di vaccino promesse entro la fine dell'anno sono state effettivamente distribuite. Su questo voglio essere chiaro: mai, in nessun caso, carità ed elemosina dovrebbero sostituire i diritti".

Aziende farmaceutiche e governi sostengono che quella sulla sospensione dei brevetti sia una proposta irrealizzabile. È così? 
"La Petizione Europea Diritto alla Cura – Nessun profitto sulla pandemia, di cui sono il portavoce in Italia e che invito a sottoscrivere, chiede che la ricerca e le tecnologie vengano condivise ampiamente e velocemente in tutto il mondo. Nessuna azienda privata dovrebbe avere il potere di decidere chi ha accesso a cure o vaccini e a quale prezzo. Per questo da mesi chiediamo la sospensione dei brevetti sui vaccini: si tratta di una misura assolutamente realizzabile e a sostenerlo è la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui se i brevetti venissero sospesi potrebbero avviare la produzione entro 4/6 mesi aziende di tutto il mondo: in Corea del Sud, India, Sudafrica, Brasile e Bangladesh. Anche Silvio Garattini, presidente e fondatore dell'Istituto Mario Negri, sostiene la nostra petizione. Dalla prima proposta di sospensione dei brevetti sono già passati 11 mesi: se fosse stata accolta avremmo potuto salvare migliaia di vite".

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