
Dopo la pubblicazione delle testimonianze di Deborah e di Emilia, la redazione di Fanpage.it ha ricevuto numerose lettere di lettori che hanno voluto raccontare la propria esperienza con il semestre filtro di Medicina, che da quest'anno è propedeutico per l'iscrizione alla facoltà di Medicina e Chirurgia. In attesa di conoscere i risultati del primo appello della prova, che sono stati resi pubblici ieri sul portale Universitaly, e del secondo appello in programma il 10 dicembre, ecco quanto ci ha scritto Sara.
"Negli ultimi mesi ho vissuto una delle esperienze più distruttive della mia vita. Ho passato giorno dopo giorno a studiare, a ripetere, a cercare di ricordare concetti che sembravano scivolare via dalla mia mente non appena giravo pagina. Ho passato notti sveglia per l’ansia, mattine in cui non riuscivo a reggere nemmeno un’ora di studio, pomeriggi a combattere la sensazione di non essere abbastanza, di non avere più nulla dentro. Questo test, che dovrebbe misurare il merito, non fa altro che misurare la resistenza psicologica di chi tenta di affrontarlo. Io, come tantissimi altri ragazzi e ragazze, sono entrata in un vortice continuo di studio, ansia, senso di colpa e sfinimento. Ho perso il sonno, ho perso la serenità, mi sono completamente consumata cercando di inseguire un risultato che sembra sempre più staccato dalla realtà. E il giorno del test è stato anche peggio.
Io mi sono presentata con onestà, mentre intorno a me — e in tutta Italia — accadeva l’assurdo: telefoni sui banchi, smartwatch, foglietti nascosti, persone che si passavano le risposte. E poi foto degli esami che circolavano sui social durante la prova stessa, buste con sigilli rotti, audio vocali di gente che rideva dicendo che era stato “facilissimo copiare”. Ragazzi che mi hanno detto in faccia di aver copiato tutto e di aver preso punteggi alti senza aver studiato. Aule controllate severamente e aule totalmente abbandonate.
Un test nazionale fatto in condizioni completamente diseguali. E mentre sui social esplodevano prove su prove di irregolarità, la Ministra Bernini ha dichiarato davanti alle telecamere che “tutto è stato un successo”. Una dichiarazione che suona come un insulto diretto a tutti noi che abbiamo studiato fino a crollare. Come si può definire un successo un test in cui in alcune aule i controlli sono stati rigidissimi e in altre completamente assenti? In cui una persona può entrare con un telefono, un’altra con un orologio intelligente, un’altra ancora con foglietti scritti? Dove l’esito dipende non dal merito, ma dalla fortuna di finire nella sala giusta? È un sistema incoerente, caotico, sporco, in cui la preparazione vale meno della casualità.
Il risultato è che chi ha copiato ora si trova con punteggi alti, mentre chi ha studiato onestamente si sente un fallimento. Io, che ho passato giorni interi sui libri, ho ottenuto punteggi che mi hanno fatto sentire inutile, vuota, totalmente sbagliata. Ho iniziato a temere di non ricordare nulla: la chimica sembrava completamente sparita dalla mia mente, la biologia confusa, la fisica praticamente inesistente. Mi sono ritrovata a fare simulazioni con risultati così bassi da spezzarmi. Ho passato giorni a convincermi che non sarei mai stata capace, che tutto lo sforzo fatto era stato inutile. Ma, d’altronde, come si può pretendere di eccellere in 3 esami universitari di questa portata preparati in tempi ristrettissimi e svolti tutti insieme? E tutto questo diventa ancora più assurdo se penso a cosa accadrà a gennaio. Perché molti di noi rischiano concretamente di ritrovarsi senza alcuna università, senza nemmeno un’alternativa. Basta prendere 17,9 in una sola delle tre prove — anche facendo il massimo nelle altre due — per essere automaticamente esclusi non solo dalla graduatoria di Medicina, ma anche da quella dei corsi affini. Questo significa che tantissimi studenti, dopo mesi di studio, sacrifici e stress devastante, potrebbero ritrovarsi a dicembre o gennaio senza la possibilità di iscriversi ad alcun corso di laurea. Significa essere tagliati fuori dal sistema universitario per un singolo decimale, mentre altri ci entrano copiando in tutta tranquillità. Significa violare un diritto fondamentale: il diritto allo studio. Ci stanno letteralmente togliendo la possibilità di avere un futuro, di formarsi, di studiare. Ci stanno privando di qualcosa che dovrebbe essere garantito, non trasformato in una lotteria truccata. E allora cosa dovremmo fare noi, esclusi per un decimale? Come dovremmo passare un anno perso senza alcuna possibilità formativa? Perché ci viene tolto un diritto fondamentale: il diritto allo studio?
La Bernini continua a presentare i corsi affini come una grande opportunità, ma nessuno sembra capire la cosa più ovvia: noi non vogliamo i corsi affini. Noi vogliamo Medicina. È inutile che cerchino di venderci questi corsi come una soluzione, quando NON sono una scelta volontaria ma una forzatura. E oltretutto, per accedere ai corsi affini servono praticamente gli stessi requisiti di Medicina: superare esami con soglie invalicabili. Ma da quando gli esami universitari sono diventati concorsi pubblici? Da quando serve superare delle prove di sopravvivenza per poter semplicemente studiare? Io ho dato tutto quello che avevo. E oggi, nonostante questo, mi ritrovo con la sensazione di essere stata schiacciata da un sistema profondamente ingiusto. Non è una mia percezione: è la realtà vissuta da migliaia di ragazzi che si sono visti trattati come numeri, non come persone.
Questa non è meritocrazia. È abbandono. È crudeltà istituzionale. È un sistema marcio che pretende di decidere del nostro futuro senza ascoltarci e senza rispettare il nostro diritto allo studio. Perché mi deve essere imposto che forse perderò un anno della mia vita? Perché mi viene tolta la possibilità di studiare? Perché il mio diritto allo studio viene trattato come un premio da meritarsi, e non come qualcosa che mi spetta?
Questa situazione è assurda. È umiliante. È ingiusta. È la dimostrazione che questo sistema non tutela gli studenti, li schiaccia. Li costringe a competere in un ambiente irregolare, mal gestito, pieno di disparità. Distrugge la salute mentale, la fiducia in se stessi, la motivazione. E poi ti dice che “va tutto bene”. Questo percorso non insegna, non forma, non valorizza. Distrugge. Distrugge la salute mentale, distrugge la fiducia in se stessi, distrugge l’idea stessa di meritocrazia. Ci costringe ad annullarci per un test che dura pochi minuti e che può essere falsato in un secondo da chi decide di infrangere le regole. Noi abbiamo sacrificato tutto, mentre altri hanno semplicemente preso scorciatoie. E poi ci sentiamo dire che è tutto regolare, tutto giusto, tutto meritocratico.
La verità è che questo esame, così com’è stato organizzato, è una farsa. Fa male dirlo, ma è così. È un sistema profondamente ingiusto che premia chi bara e punisce chi studia. Ci lascia distrutti, svuotati, senza più forze, senza più fiducia in noi stessi. Eppure siamo costretti a continuare, a rialzarci, anche se dentro siamo già crollati da tempo. Siamo costretti a fingere che vada tutto bene, quando dentro non va bene niente. Io ho fatto tutto quello che potevo, davvero tutto, eppure oggi mi ritrovo con la sensazione di essere stata schiacciata da un ingranaggio immenso, indifferente, che non guarda in faccia nessuno. Ma d’altronde cosa ci aspettiamo? Viviamo in Italia, il Paese che invece di farci spiccare il volo, ci taglia le ali. E questa, purtroppo, è la mia testimonianza".
Se anche tu hai avuto un’esperienza simile a quella di Sara partecipando alla prova del semestre filtro di Medicina, scrivici a segnalazioni@fanpage.it o clicca qui.