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Notizie sulla detenzione di Patrick Zaki in Egitto

Il primo tweet di Zaki, sorridente col braccialetto del Bologna: “Libertà, libertà, libertà” 

Accompagna il primo tweet di Patrick Zaki, scritto anche in italiano, una foto del ricercatore sorridente con un braccialetto della squadra di calcio della “sua” Bologna.
A cura di Susanna Picone
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"Libertà libertà libertà". E un bel sorriso ad accompagnare queste semplici parole. Questa sera Patrick Zaki, fuori dal carcere dopo 22 lunghi mesi di prigione in Egitto, ha postato su alcuni profili social appena aperti una sua foto sorridente con queste parole. Nel post condiviso su Twitter e su Facebook anche un'immagine in cui l'attivista ha tra le mani un braccialetto del Bologna Calcio, la città dove studiava prima di finire in carcere in Egitto e che oggi lo aspetta. Patrick Zaki "è a casa, con la sua famiglia e i suoi amici. Vi ricordiamo che il processo è ancora in corso e che lui non sarà davvero libero finché tutte le accuse non saranno cadute”, è quanto però ricordano sui social gli attivisti “Patrick Libero” dando notizia anche dei nuovi account social attribuibili al ricercatore egiziano. Zaki è stato scarcerato due giorni fa ma resta in attesa della prossima udienza del processo il primo febbraio.

Liliana Segre: "Io ‘nonna' di Zaki, chiedo per lui la cittadinanza italiana"

Di Patrick Zaki oggi ha parlato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Siamo lietissimi che sia tornato in libertà”, le parole del Capo dello Stato nel corso dell'inaugurazione dell'anno accademico all'università di Kore di Enna. E in intervento alla Stampa ha chiesto la cittadinanza italiana per il giovane ricercatore la senatrice Liliana Segre. “Quando la porta di una cella si apre, si aprono in realtà speranze e angosce, possono annunciarti la libertà, oppure un'esecuzione, possono consegnarti una lettera dei tuoi cari oppure portarti nella camera delle torture. Nel caso di Patrick Zaki questa volta si è aperta una speranza e io sono davvero felice che ora questo ragazzo sia libero”, così la senatrice Segre. "Nessun giovane dovrebbe mai finire in una cella, essere privato della libertà senza aver fatto nulla di male – ha aggiunto -. A me successe che avevo 13 anni e so bene cosa significa. Avevo votato in Senato per la richiesta di cittadinanza di questo studente dalla faccia simpatica e rimango convinta che gliela si debba concedere. In quell'occasione mi ero autoproclamata idealmente sua ‘nonna’ e figuriamoci quindi se non aprirò la porta a questo ‘nipote’ che spero di riabbracciare qui in Italia quanto prima".

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