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Il primario Michieletti arrestato per abusi, i colleghi: “Si vendicava su turni e ferie, accettavamo in silenzio”

I colleghi del primario Emanuele Michieletti, attualmente ai domiciliari con l’accusa di violenza sessuale sulle dottoresse e infermiere dell’ospedale di Piacenza, parlano tramite chat di un vero e proprio “sistema collaudato” che sarebbe stato tollerato in silenzio per non incorrere in “vendette” legate a turni disagiati e ferie negate.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Il primario Emanuele Michieletti
Il primario Emanuele Michieletti

Appare sempre più grave il quadro che emerge dalle parole e dalle testimonianze delle donne che accusano abusi il primario Emanuele Michieletti, ora ai domiciliari per violenza sessuale aggravata e atti persecutori. Dottoresse e infermiere del reparto di Radiologia dell'ospedale di Piacenza hanno parlato di un ambiente poco sereno nel quale Michieletti avrebbe costruito "un vero e proprio harem".

In reparto, secondo alcune professioniste, tutti sarebbero stati al corrente dei comportamenti di Michieletti. "Tutti noi abbiamo dato per scontati atteggiamenti che solo a Piacenza sono normalità. Gli abusi erano all'ordine del giorno. Dalle ripicche sui gruppi di lavoro e sui turni alle mani sotto i vestiti" ha raccontato una delle colleghe di lavoro del primario oggi agli arresti. Il licenziamento e i domiciliari per il medico accusato di abusi sono le notizie più discusse tra i corridoi dell'ospedale e nelle chat di medici e infermieri.

"Il sistema Michieletti è assodato, ognuno di noi ha accettato in silenzio piccoli o grandi abusi negli anni" si legge in un messaggio riportato dal Corriere della Sera. Chi non si sottometteva alle pretese del primario, doveva fare i conti con "punizioni" relative a turni disagiati, ferie negate o rinviate. Un sistema accertato dalla Procura di Piacenza che, secondo l'accusa, andava avanti da oltre 15 anni.

Gli abusi documentati con intercettazioni, video e audio in soli 45 giorni sarebbero 32. Inutile, come si legge nei messaggi, rivolgersi alle risorse umane nel tentativo di interrompere i soprusi. "Nel sistema Michieletti erano beni privati di cui disporre – si legge -. C'è chi semplicemente se ne va prima o poi e se ne frega, ma chi rimane dovrebbe mettere mano finalmente a tutti i mali di questo sistema".

L'indignazione resta al momento confinata allo scambio tra colleghi, pochissime per ora le dichiarazioni sui giornali. Le avances a infermiere e dottoresse, i rapporti sessuali in reparto e le violenze ai danni delle professioniste sarebbero stati noti secondo l'accusa, ma l'unica a spezzare la catena sarebbe stata la giovane dottoressa che ha denunciato.

Arrivata da poco nell'ospedale di Piacenza, da medico si è rivolta prima alla direzione generale dell'ospedale e poi ha denunciato tutto in Questura. Alle forze dell'ordine, la dottoressa ha raccontato di essere stata convocata nella stanza del primario per parlare di turni, ma che in quel frangente sarebbe stata molestata. A salvarla, come da lei raccontato, sarebbe stato l'arrivo di un collega che aveva bussato alla porta.

La Procura parla di un clima di forte omertà all'interno del reparto che avrebbe reso particolarmente complesse le indagini. Alcune vittime avrebbero negato perfino quanto documentato da video e intercettazioni. Nel passaparola silenzioso dei cellulari, però, tutti confermerebbero l'atteggiamento violento del primario.

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