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Il prete interrompe il gruppo che canta Bella Ciao sul sagrato del Duomo: “Qui né rosso, né nero”

La scena a Padova dove ha scatenato una valanga di polemiche e anche la reazione dell’Anpi. “Bella Ciao è un canto che esalta la Resistenza, la Libertà e i partigiani. Non è un canto rosso” scrivono dall’Anpi ma dalla Diocesi difendono l’azione del prete: “È un canto fraintendibile e manipolabile”.
A cura di Antonio Palma
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“Non qui, qui né rosso, né nero”, così don Gianandrea Di Donna, direttore dell'ufficio diocesano per la Liturgia e membro dell'Equipe per le celebrazioni del vescovo di Padova, ha imposto lo stop a una band musicale che stava cantando “Bella Ciao” esibendosi sul sagrato del Duomo nell’ambito di una manifestazione autorizzata. A scatenare la sua presa di posizione proprio la canzone, ritenuta dal parroco espressione di una parte politica e quindi non adatta al luogo. L’episodio è avvenuto sabato sera a Padova, durante una delle tante esibizioni organizzate dall’amministrazione comunale in accordo con la Diocesi, e ha scatenato una valanga di polemiche.

Il parroco che era nei paraggi e ha sentito la canzone cantata dal gruppo musicale Balkan Bazar è subito intervenuto e ha imposto di smetterla. La scena è stata ripresa in un video e ha iniziato a circolare scatenando la reazione anche dell’Anpi. In una lettera indirizzata direttamente al sacerdote, l’associazione partigiani ha scritto: “Reverendo dal suo intervento deduciamo che lei si è sentito in dovere di intervenire perché Bella Ciao', canzone a suo avviso rossa, costituirebbe oltraggio e contraddizione inaccettabile rispetto alla sacralità del luogo di esecuzione (il sagrato). Facciamo osservare che Bella Ciao è un canto che esalta la Resistenza, la Libertà, i partigiani morti per la libertà. Non è un canto ‘rosso': è un canto per la Resistenza".

A gettare acqua sul fuoco ci ha provato il comune. "Evitiamo polemiche, Obiettivo di queste iniziative congiunte tra il Comune e la Diocesi è l'animazione positiva di un luogo bellissimo e da valorizzare”, ha spiegato l'assessora Francesca Benciolini, aggiungendo: “Quanto all'episodio in oggetto lo spirito del Comune è quello di cogliere i punti di vista di tutti in maniera costruttiva, escludo che lo spirito fosse quello della censura o della contrapposizione anche perché non ci sono dubbi che i valori che hanno portato alla democrazia dopo il nazifascimo come quelli contro tutte le forme di totalitarismo, sono preziosi ma anche patrimonio comune della città”.

Dalla Diocesi però difendono l'azione del prete. “Bella Ciao è un canto partigiano, non politico, con contenuti commoventi, che narrano l’impegno italiano contro ogni dittatura, in specie quella nazi-fascista. Tuttavia, oltre ai valori di libertà e sacrificio, è un canto fraintendibile. In questo momento storico, per quel luogo particolare, era bene non ci fossero riferimenti manipolabili, riconducibili a parti divisorie. Don Gianandrea non è intervenuto con intenzioni strategiche, non ha negato valori, ha voluto impedire che il Duomo passasse dagli scontri tra bulli a quelli tra parti politiche. Ha voluto difendere lo spirito del luogo, dimostrando premura e togliendo fraintendimenti di carattere manipolatorio” ha dichiarato il delegato vescovile alla cultura, don Giovanni Brusegan.

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