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L'omicidio di Melania Rea

Il giallo di Melania Rea: la caserma Clementi sotto la lente degli inquirenti

Il passaggio degli atti alla Procura di Teramo ha fatto sì che venisse puntati i riflettori sulla caserma Clementi, dove Salvatore Parolisi prestava servizio come istruttore. Adesso si indaga sui rapporti interni e sui presunti abusi alle allieve da parte dei superiori.
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salvatore parolisi
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Melania Rea avrebbe custodito un segreto; forse era venuta a conoscenza di qualcosa che non avrebbe dovuto sapere e che potrebbe aver usato per ricattare il marito. "Se non la lasci, ti rovino. Vado a dire in giro tutto quello che accade lì dentro.": con queste parole Melania avrebbe potuto mettere in guardia il marito Salvatore Parolisi,  adesso in carcere come unico indagato per l'omicidio della donna.

Dopo il passaggio dei fascicoli dell'inchiesta alla Procura di Teramo, infatti, l'ipotesi più accreditata per il movente non è più quella passionale. Gli inquirenti teramani non credono che l'omicidio di Melania sia avvenuto perché Parolisi non riuscisse a gestire più le due relazioni, quella con la moglie e quella con la sua amante. Il motivo per cui Melania ha perso la vita sarebbe da cercare invece nei "segreti" della caserma Clementi, nel rapporto tra gli istruttori e le allieve e nelle presunte relazioni malsane al suo interno.

Ad ogni modo, il procuratore militare di Roma ha fatto sapere che al momento non ci sarebbe nessun indagato, ad ogni modo ciò sta a significare che è stata aperta un'inchiesta. Il procuratore ha fatto sapere che "non si tratta di un’inchiesta su Parolisi, ma su ciò che sarebbe avvenuto all’interno della caserma, sui rapporti tra superiori ed inferiori". In particolare, in riferimento a presunti rapporti sessuali tra superiori ed allieve, il reato che ipotizzato è quello riportato nell'articolo 146 del codice penale militare di pace, che recita: "minaccia a un inferiore per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri". In merito ai presunti abusi, verranno riascoltate le allieve che hanno frequentato la caserma di Ascoli per cercare di comprendere se si tratta di fatti concreti o  di fantasie, come ha segnalato il procuratore.

Forse è proprio in quest'ambito che si colloca lo sfogo del caporal maggiore Salvatore Parolisi con i suoi legali, i quali hanno riferito alla stampa che:

Parolisi ha appreso con forte dispiacere e delusione il fatto che, a partire già dai primi giorni dalla scomparsa di Melania alcune delle persone che gli gravitavano intorno fingendo vicinanza, lo spiavano e osservavano tutti i suoi movimenti, registrando addirittura le parole per poi, da investigatori aggiunti, consegnare in tempo reale il risultato della loro attività agli inquirenti. Questa circostanza conferma il dato che Parolisi da subito è stato trattato come indagato di fatto.

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