Il fratello di Manuela Murgia a Fanpage.it: “Mai creduto al suicidio, ora merito di conoscere la verità”

"Manuela era una ragazza di 16 anni, dolce, solare, sempre sorridente, ma allo stesso tempo era timida e riservata. Lei era tanto religiosa, ogni domenica andava a messa. Manuela amava tanto i bambini e la sua famiglia. Noi l’abbiamo sempre definita una ragazza di altri tempi". Gioele descrive così sua sorella Manuela Murgia, la ragazza cagliaritana di 16 anni trovata senza vita nel canyon della necropoli di Tuvixeddu il 5 febbraio del 1995.
Un cold case lungo 30 anni
La scomparsa di Manuela era stata archiviata come suicidio ma pochi giorni fa è arrivata una svolta nel caso. Il fidanzato dell'epoca di Manuela, Enrico Astero, oggi 54enne, è indagato con l'accusa di omicidio volontario. Tutto questo è stato reso possibile dalla tenacia dei familiari della 16enne, e in particolare delle sue due sorelle che all'epoca erano solo due ragazzine. Nel 2023 si sono rivolte all'avvocata Giulia Laie insieme sono riuscite a raccogliere diverse testimonianze che hanno portato alla riapertura del caso.
Tra queste ci sarebbe anche una testimone che avrebbe visto Manuela insieme a un'altra persona la sera della sua scomparsa. Le due sorelle hanno visto Manuela per l'ultima volta la mattina del 4 febbraio del 1995 poco prima di andare a scuola. "Abbiamo notato in lei un atteggiamento insolito. Manuela sembrava preoccupata per qualcosa".
A lottare con loro c'è anche il fratello minore Gioele, nato nel 2000 e che non ha quindi mai conosciuto la sua terza sorella Manuela. "Mi hanno privato di una sorella e per questo ho sempre lottato insieme alla mia famiglia per conoscere la verità" ci dice al telefono.

La tesi del suicidio
Dal 1995 la famiglia Murgia lotta contro la tesi del suicidio, considerata da loro "una ricostruzione ingiusta e che assolutamente non rispecchiava la realtà". Una perizia di parte, presentata dai parenti a marzo, smonterebbe infatti la tesi del suicidio basata sulla caduta dall'alto, evidenziando invece come la ragazza sarebbe stata probabilmente violentata e poi travolta da un'auto.
E sui recenti sviluppi, ovvero le indagini nei confronti del fidanzato dell'epoca, non si sbilanciano troppo ma restano fiduciosi. "Noi non lo abbiamo mai conosciuto e ci siamo sempre affidati al lavoro degli inquirenti. Anche se sono passati 30 anni abbiamo ancora la forza di combattere, e non molleremo mai la presa. Lo facciamo per la nostra Manuela, siamo noi la sua voce oggi. Combatteremo sino all’ultimo per ridarle la dignità e la giustizia che le è stata negata".