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Omicidio Chiara Poggi: il delitto di Garlasco

Il delitto di Garlasco, la storia dell’omicidio di Chiara Poggi: dalla condanna di Alberto Stasi alla riapertura delle indagini

Chiara Poggi fu uccisa in casa il 13 agosto del 2007 a Garlasco, in provincia di Pavia. Per il delitto è stato condannato il fidanzato Alberto Stasi, che si è sempre professato innocente. Diciotto anni dopo l’omicidio c’è un nuovo indagato, Andrea Sempio, amico di Marco Poggi, fratello di Chiara. La storia del delitto di Garlasco, tutte le tappe del caso.
A cura di Antonio Palma
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Chiara Poggi e Alberto Stasi
Chiara Poggi e Alberto Stasi
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Il 13 agosto del 2007 la 26enne Chiara Poggi venne trovata morta in una pozza di sangue nella villetta in cui viveva con la famiglia a Garlasco, in provincia di Pavia, colpita con un oggetto contundente. A lanciare l’allarme fu il fidanzato Alberto Stasi su cui si concentrarono però subito le attenzioni degli inquirenti. Un mese dopo il giovane studente fu arrestato con l’accusa di omicidio. L’uomo, rilasciato poco dopo, è rimasto l'unico indagato del delitto di Garlasco ed è finito a processo. Un procedimento giudiziario che si è concluso solo dopo cinque gradi di giudizio, tra assoluzioni e sentenze di condanna, con la decisione finale della Corte di cassazione che ha condannato Stasi a 16 anni di reclusione nel dicembre del 2015.

Stasi, che si sempre proclamato innocente, sconta la sua pena anche se esce regolarmente dal carcere dal 2023 per lavorare come contabile nell’ambito dei programmi di riabilitazione dei detenuti. Dal marzo 2025, però, una nuova inchiesta mette in discussione molte cose: nell'indagine rientra anche Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, indagato per concorso in omicidio a 18 anni dal delitto. Nuovi esami sui reperti raccolti all'epoca del delitto, come le impronte trovate sul muro accanto al corpo di Chiara e alcune testimonianze sembrano riscrivere un'altra storia. I racconti di un testimone che tira in ballo anche le gemelle Cappa, cugine di Chiara, portano gli inquirenti a una ispezione nel canale a Tromello in cerca di prove ma sopratutto i dubbi sull'alibi di Sempio portano gli investigatori a nuove perquisizioni e interrogatori a tappeto.

L’omicidio di Chiara Poggi nella villetta a Garlasco

La 26enne Chiara Poggi venne rinvenuta morta in casa in una pozza di sangue il 13 agosto del 2007. Il suo corpo senza vita fu ritrovato sulle scale che conducevano alla cantina della villetta di famiglia a Garlasco dove in quel momento non vi era nessuno perché i genitori e il fratello erano in vacanza fuori città. Per gli inquirenti e le indagini, fu colpita con un corpo contundente in un gesto di impeto. Secondo le indagini, quel lunedì la ragazza aveva aperto la porta di casa in pigiama e in maniera spontanea al suo assassino perché lo conosceva.

Il ritrovamento del cadavere di Chiara Poggi e la chiamata di Alberto Stasi

A ritrovare il cadavere della fidanzata e a lanciare l’allarme fu Alberto Stasi, all’epoca studente universitario impegnato nella tesi in economia. “Serve un’ambulanza. Credo che abbiano ucciso una persona. Forse è viva… non ne sono sicuro” diceva Stasi nella telefona al 118 nel primissimo pomeriggio di quel giorno, effettuata mentre si recava in auto dai carabinieri che distano poche centinaia di metri. Una conversazione dal tono pacato ritenuta dagli inquirenti uno degli indizi dell’insolito comportamento di Stasi di fronte alla terribile vista del cadavere della donna che diceva di amare.

Alberto Stasi
Alberto Stasi

Il comportamento freddo di Stasi e le indagini: l’assenza del sangue e il mistero delle biciclette

L’atteggiamento di Alberto Stasi, ritenuto freddo e distaccato, e i suoi racconti, ritenuti contraddittori, portarono gli inquirenti a concentrare le indagini su di lui. Un mese dopo, il 24 settembre dello stesso anno, l’uomo fu arrestato ma scarcerato quattro giorni dopo dal Gip per insufficienza di prove. È stato il preludio a un procedimento giudiziario controverso che ha visto due assoluzioni e un rinvio in cassazione seguito da due condanne.

Per gli inquirenti Alberto Stasi non avrebbe potuto non sporcarsi di sangue quel giorno in casa della fidanzata quando disse di aver rinvenuto il cadavere di Chiara Poggi. I suoi abiti e le sue scarpe invece erano puliti e senza alcuna traccia ematica come confermato dalla perizia dei RIS. Per l’accusa, Stasi non avrebbe scoperto il cadavere, ma avrebbe allertato i soccorsi ore dopo aver commesso il delitto, dopo essersi ripulito. La difesa invece sostenne che le tracce di sangue erano secche e lui non si era inoltrato in casa dopo aver visto il cadavere a terra.

Un altro dei misteri al centro dell’inchiesta è la bicicletta che due testimoni videro la mattina del delitto appoggiata fuori al muro della villetta dei Poggi. Si sospettò un collegamento con il delitto e un presunto scambio di pedali con la bici di Stasi che diede vita a una serie di perizie e controperizie su due coppie di pedali nero e bordeaux. Una pista poi accantonata dai pm in base a una perizia che escluse lo scambio di pedali. Anche l'orario della morte di Chiara venne modificato nel corso dell'indagine e divenne un altro elemento di incertezza per tutto il processo visto che poteva coincidere con l'orario in cui Stasi era al lavoro sul computer come da lui dichiarato.

Alberto Stasi si dichiara innocente, assolto al processo di primo grado

Alberto Stasi ha sempre rigettato ogni tipo di accusa e si è sempre professato innocente anche dopo la condanna definitiva in Cassazione. “La mia coscienza è leggera, chi dice che ho ucciso Chiara non sa di che parla. Sono stato assolto in primo grado, sono stato assolto in appello, sull’unica condanna il Procuratore generale presso la Corte di Cassazione ha chiaramente detto ‘Non si può condannare Alberto Stasi’”  ha dichiarato l’uomo dal carcere dove sta scontando la sua pena.

Il delitto di Garlasco ha visto ben cinque gradi di giudizio. In primo e secondo grado Alberto Stasi è stato assolto per non aver commesso il fatto, nonostante la richiesta a trenta anni da parte della Procura. Due sentenze che però la Corte di cassazione, nell’aprile del 2013, annullò con rinvio a seguito di nuovi elementi indiziari dando il via a un processo di appello bis.

Alberto Stasi
Alberto Stasi

La condanna definitiva ad Alberto Stasi

Nel dicembre 2014, Alberto Stasi fu quindi condannato dalla Corte d'appello di Milano in seguito a nuove perizie ed esami del DNA. Una sentenza confermata dalla Corte di Cassazione che rese definitiva la pena a 16 anni di reclusione. Alla base della decisione dei giudici alcuni elementi chiave: il fatto che Chiara avesse aperto a una persona nota; che lui non aveva un alibi, visto che gli orari durante i quali stava lavorando gli avrebbero dato comunque un grande margine per muoversi, ma sopratutto i  racconti dell'uomo relativi del momento della scoperta del cadavere, ritenuti poco credibili, incongrui e illogici. Infine il fatto che Alberto Stasi possedeva e indossava anche scarpe della marca e del numero dell'aggressore, le cui tracce con sangue vennero rinvenute sul posto e in bagno, e che l'assassino si è lavato le mani dopo aver ucciso e che sono state trovate soltanto le impronte di Stasi sul dispenser del sapone in bagno.

Elementi indiziari che i giudici però ritennero concordanti e sufficienti per una condanna e che la Corte suprema di cassazione nel 2021 confermò respingendo la richiesta di revisione della condanna per Stasi. Alberto Stasi sta ancora scontando la sua pena ma dal 2023 esce dal carcere di Bollate regolarmente per andare a lavorare durante il giorno. Stasi infatti è stato ammesso dal tribunale di sorveglianza di Milano al lavoro esterno. Una possibilità offerta dal nostro ordinamento per chi ha scontato almeno un terzo della pena e con una condotta in carcere positiva.

Cosa non torna dopo la sentenza di Alberto Stasi

La sentenza di condanna per Alberto Stasi fin da subito ha dato vita a numerosi interrogativi dividendo colpevolisti e innocentisti a causa delle prove usate contro di lui. Nessuno degli elementi a carico dell'ex fidanzato di Chiara poggi infatti appare decisivo e i numerosi errori fatti in fase di indagine hanno aggravato questa situazione. Tra gli elementi che non tornano e più volte sottolineati ci sono la mancanza dell'arma del delitto, mai ritrovata e ancora oggi incerta, ma sopratutto il movente dell'omicidio, mai chiarito dalle sentenze che parlano di un generico attacco di rabbia di Stasi.

Tutti gli errori procedurali nelle prime indagini sul delitto di Garlasco

Ad avvalorare i dubbi e le ipotesi più disparate nel caso del delitto di Garlasco gli innumerevoli errori compiuti dagli investigatori nei primi giorni della prima indagine che di fatto hanno inficiato numerose prove e indizi che potevano essere utili. Nelle prime ore del delitto, infatti, in casa Poggi entrarono molte persone tanto che, tra carabinieri e altri inquirenti, molti di loro lasciarono tracce e impronte sul luogo del delitto.

Non solo, altri andarono in giro per la casa senza alcuna protezione  spostando anche oggetti, senza guanti né calzari. Gli stessi indumenti di Stasi non furono sequestrati subito ma solo il giorno dopo mentre sul cadavere non vennero fatti tutti i rilievi necessari e fu necessario riesumare il corpo. Infine nessuna perquisizione venne fatta a carico di Stasi nei primi giorni mentre il suo computer fu compromesso dagli accessi fatti dopo il sequestro e prima dell'invio ai Ris che scoprirono che qualcuno aveva anche svuotato il cestino del pc.

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Riaperto il caso dopo 18 anni: l'indagine su Andrea Sempio, il dna e l'impronta a casa Poggi

Con la riapertura delle indagini nel 2025, altri dubbi si sono aggiunti a un quadro già non granitico. A 18 anni dal delitto di Garlasco, infatti, è rientrato nell'indagine anche Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, Marco Poggi. L’uomo era già stato indagato nelle prime indagini, ma le accuse nei suoi confronti erano state archiviate. Per lui  però la Procura ha imposto un esame salivare e un tampone per comparare il dna con alcuni reperti già agli atti sfruttando metodi e tecniche di ultima generazione. Gli esami sono stati disposti dal gip di Pavia in modo coattivo dopo che l'uomo aveva ricevuto l'informazione di garanzia con cui era stato invitato a sottoporsi ai prelievi per gli accertamenti sul Dna ma aveva negato l'assenso.

Tra nuove analisi di vecchie impronte, materiale genetico sotto le ungie di Chiara e alibi vacillanti, la Procura ha messo nel mirino Sempio che è finito così indagato per omicidio ma in concorso "con Stasi o con altri" dal marzo 2025. Al centro di tutto un'impronta sul muro accanto al corpo di Chiara, che all'epoca fu ritenuta inutile, che per gli inquireni attuali sarebbe di Stasi che però ribadisce che frequetava spesso casa Poggi. Per ricostruire quel periodo gli inquirenti hanno messo a setaccio la vita di Sempio perquisendo casa e visonando diari e scritti ma ascoltando anche genitori e amici per verificare il suo alibi dell'epoca e il famoso scontrino del parcheggio che lo collocava altrove. In questo contesto, nel maggio 2025, hanno previsto un triplice interrogatorio per Stasi, Marco Poggi e Sempio a cui però quest'ultimo non si è presentato per un cavillo legale.

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I nuovi dettagli sul delitto di Garlasco: gli oggetti nel canale Tromello e le gemelle Cappa

La nuova inchiesta dei pm di Pavia però non si limita a Sempio ma intende verificare tutti i racconti emersi negli anni e i nuovi indizi raccolti sul caso. In particolare si è cercato di appurare il racconto di un testimone che ha detto di aver visto una donna gettare un borsone nel canale di Tromello che è stato quindi scandagliato e dal quale sono emersi diversi oggetti contudenti ritenuti potenzialmente utili alle indagini. Tra questi infatti potrebe esserci la tanto cercata arma del delitto. Si cerca di verificare ad esempio, con nuovi strumenti sceintifici, anche altre impronte rinvenute sul luogo del delitto e mai attribuite a qualcuno. A complicare il quadro anche il caso delle gemele Cappa, cugine di Chiara Poggi, che in alcuni vocali avrebbero detto di essere state contattate dalgi inuirenti all'epoca dei fatti per aiutarli a incastrare Stasi.

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