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Matteo Messina Denaro

Il “covo” dove si nascondeva Matteo Messina Denaro è di Andrea Bonafede

È di proprietà di Andrea Bonafede, lo stesso titolare della carta d’identità falsa che veniva utilizzata da Matteo Messina Denaro, il covo nel centro di Campobello di Mazara dove ha vissuto il boss arrestato ieri. L’uomo è ora indagato.
A cura di Susanna Picone
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Il “covo” di vicolo San Vito individuato nelle scorse ore dai carabinieri del Ros e dove, secondo quanto accertato dalle indagini, si nascondeva Matteo Messina Denaro, nel centro di Campobello di Mazara, è di proprietà di Andrea Bonafede, ovvero lo stesso titolare della carta d'identità falsa che veniva utilizzata dal boss rimasto latitante per trenta anni.

A confermarlo all’Ansa è il colonnello Fabio Bottino, comandante provinciale dei carabinieri di Trapani. Il boss arrestato ieri nella clinica di Palermo usava e si nascondeva appunto sotto il falso nome di Andrea Bonafede.

Starebbe parlando con i pm Andrea Bonafede, che ora secondo fonti giudiziarie è iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di favoreggiamento aggravato: avrebbe fatto mezze ammissioni dicendo di conoscere il capomafia fin da ragazzo e di essersi prestato a comprare la casa in cui questi ha passato l'ultimo anno.

La falsa carta d'identità di Messina Denaro
La falsa carta d'identità di Messina Denaro

Del “covo” ha parlato anche il procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, spiegando che si tratta di una vera e propria residenza. "Non parlerei di covo, era la residenza di un soggetto che conduceva una vita normale e utilizzava quell'abitazione per vivere e come punto di partenza per recarsi poi a curarsi a Palermo", ha detto il magistrato a Sky Tg24.

"Un covo – ha aggiunto – è un'altra cosa, infatti le nostre indagini sono dirette a individuare eventuali possibili luoghi in cui possa esserci documentazione di interesse investigativo". Matteo Messina Denaro, ha detto ancora De Lucia, "è un uomo vanitoso che si cura molto. Ma per lui il rischio di essere scoperto era oggettivamente limitato. Altri latitanti sarebbero stati lontanissimi dalla tentazione di farsi fotografare come invece lui ha fatto”.

"Ha operato un vero e proprio furto di identità, nel senso che ha usato generalità e documenti intestati a Bonafede per tutte le sue attività: l'autovettura era intestata a Bonafede, la casa intestata a Bonafede, praticamente usava questo alias per tutte le proprie attività", ha chiarito ancora il procuratore di Palermo.

 "Matteo Messina Denaro abitava qui da almeno sei mesi. Un appartamento, ben ristrutturato, che testimonia che le condizioni economiche del latitante erano buone. Arredamento ricercato, di un certo tenore, non di lusso ma di apprezzabile livello economico". ha detto ancora il comandante provinciale dei carabinieri Fabio Bottino. "Perquisizioni e accertamenti sono in corso. Stiamo rilevando la presenza di tracce biologiche, di eventuali nascondigli o intercapedini dove può essere stata nascosta della documentazione. Un lavoro per il quale occorreranno giorni".

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