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I sindacati: “Lo Stato si chieda perché tanti suicidi tra le forze dell’ordine”

I sindacati di Forze di polizia, Forze armate e Soccorso pubblico: “L’Amministrazione centrale dovrebbe chiedersi quali siano le cause di disagio che portano all’estremo atto”.
A cura di Davide Falcioni
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Dall'inizio dell'anno 34 uomini appartenenti alle forze dell'ordine italiane si sono tolti la vita. L'ultimo caso risale a due giorni fa ed è avvenuto a Ripamolisani, in provincia di Campobasso, dove un giovane tenente dell'Esercito si è suicidato nell'abitazione della famiglia dopo essere rientrato da Palermo, dove era di stanza. Pochi giorni prima un agente di polizia di 40 anni originario di Salerno ed in servizio presso la Squadra Mobile aveva deciso di compiere il gesto estremo su una piazzola di sosta dell’Autostrada A2 tra gli svincoli di Eboli e Battipaglia: anche in questo caso, come in decine di altri, l'uomo si è sparato utilizzando la pistola d'ordinanza.

I sindacati: "Lo Stato si chieda perché tanti suicidi"

Non si arresta, quindi, il fenomeno dei suicidi tra poliziotti, carabinieri, soldati e finanzieri. Un fenomeno che – secondo i sindacati di categoria Unarma, A.d.p., Li.Si.Po., Adp, Co.S.P., A.N.P.P.E.VV.F e Mp – necessita urgentemente di un intervento da parte dell'Amministrazione centrale, che "dovrebbe chiedersi quali siano le cause di disagio che portano all’estremo atto. Il nocciolo della questione, a nostro avviso, risiede nell’inadeguatezza normativa che,
con l’articolo 48 del DPR 782 del 1985, pone un forte freno inibitorio al personale in divisa che palesa il bisogno di voler confidare un suo momentaneo ma reale disagio psicologico".

Tale norma, infatti, prevede il ritiro della tessera di riconoscimento e dell’arma d’ordinanza in dotazione, con l’immediata sospensione dal servizio fino a data da destinarsi. "Se è pur vero che l’Amministrazione agisca in autotutela – spiegano i sindacati – è altrettanto vero che con tale prassi si ponga il dipendente in disgrazia. Considerato ciò, queste dinamiche fanno sì che pur di mantenere il proprio ruolo e non essere escluso dal servizio (con tutte le ripercussioni negative che ne conseguono sul prestigio e sull’immagine personale, sia in ambito familiare sia sociale), il personale sarà così costretto
dall’Amministrazione stessa a non manifestare il proprio disagio".

"Servono psicologi esterni all'amministrazione"

Che fare, quindi? "La questione, a nostro avviso, potrebbe facilmente risolversi con l’ausilio di psicologi esterni all’Amministrazione, che fungano da supporto e senza rischi di ritorsioni per chi voglia liberarsi di pensieri logoranti. Peraltro, è fuori da ogni dubbio che il servizio nelle Forze di Polizia, Forze armate e Soccorso pubblico, sia connaturato all’esposizione continua a fattori stressanti. Invitiamo i decisori a non sottovalutare un fenomeno che non è marginale, ma rappresenta la prima causa di morte tra le Forze di polizia, Forze armate e Soccorso pubblico".

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