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Pierluigi Rotta e Matteo Demenego uccisi a Trieste

I poliziotti uccisi a Trieste salvarono 15enne dal suicidio 10 giorni prima della sparatoria

Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, i due agenti uccisi nella sparatoria di Trieste di venerdì 4 ottobre, salvarono un 15enne da un tentativo di suicidio 10 giorni prima di morire. Lo rivela la Polizia di Stato su Facebook: “Con la semplicità di chi pensa di aver fatto solo il proprio dovere, tornarono in ufficio, contenti per quel ragazzo”. Intanto, l’aggressore Alejandro Stephan Meran è stato trasferito in carcere.
A cura di Ida Artiaco
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Mentre continuano le indagini degli inquirenti sulla sparatoria verificatasi davanti alla Questura di Trieste venerdì scorso, 4 ottobre, non accenna a diminuire il dolore e il cordoglio della Polizia di Stato per la morte dei due agenti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego. I due poliziotti, rispettivamente di 34 e 31 anni, sono stati colpiti dal 29enne Alejandro Stephan Meran e per loro non c'è stato nulla da fare. A sottolineare la loro dedizione al lavoro ci hanno pensato ancora una volta i loro colleghi, che su Facebook hanno raccontato di quando, solo 10 giorni fa, i due avevano salvato un 15enne da un tentativo di suicidio. "Pierluigi e Matteo – si legge sulla nota -, con la calma e la pazienza di due fratelli maggiori, convinsero l'adolescente a rinunciare e a provare a risolvere i problemi in un altro modo". Intanto, l'aggressore e autore della strage è stato trasferito presso la casa circondariale Ernesto Mari di Trieste dopo essere stato dimesso dall'ospedale in seguito alle ferite riportate nella sparatoria.

Poliziotti uccisi a Trieste, il gesto 10 giorni prima di morire

"Matteo Demenego e Pierluigi Rotta avevano interpretato il loro lavoro come una missione, che assolvevano con capacità, passione e amore". Comincia così il racconto pubblicato sulla pagina ufficiale della Polizia di Stato su Facebook sui due agenti uccisi nella sparatoria di Trieste. I due sarebbero intervenuti per salvare un 15enne da un tentativo di suicidio. "Tra le tante storie che stanno venendo fuori, c'è anche quella di 10 giorni fa quando la loro volante 2 fu inviata su un ponte stradale dove era stato segnalato un tentativo di suicidio – si legge ancora -. Un quindicenne, con un rapporto molto complesso con la famiglia, voleva farla finita. Pierluigi e Matteo, con la calma e la pazienza di due fratelli maggiori, convinsero l'adolescente a rinunciare e a provare a risolvere i problemi in un altro modo". Poi, l'amara conclusione: "Con la semplicità di chi pensa di aver fatto solo il proprio dovere, tornarono in ufficio, contenti per quel ragazzo. In fondo era troppo giovane per morire. Esattamente come lo sarebbero stati loro, 10 giorni dopo; con un finale, purtroppo, diverso".

Sparatoria Trieste, l'aggressore trasferito in carcere

Intanto, Alejandro Stephan Meran, il 29enne di origine dominicana fermato in seguito alla sparatoria nella quale sono rimasti uccisi Pierluigi Rotta e Matteo Demenego è stato dimesso dall'ospedale e trasferito alla casa circondariale Ernesto Mari di Trieste "dove riceverà tutte le cure sanitarie del caso, come tutti gli altri detenuti che necessitano di assistenza sanitaria". Lo ha fatto sapere l'Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste, che ha anche comunicato che il terzo poliziotto ferito davanti alla Questura venerdì scorso si trova ancora ricoverato nel reparto di Ortopedia e risulta stazionario con regolare decorso post operatorio. Proseguono anche le indagini per cercare di ricostruire quanto successo il 4 ottobre. Nelle scorse ore il giudice delle indagini preliminari Massimo Tomassini ha scritto nella sua relazione finale che "quei ragazzi sono morti senza che si sappia il perché, e un controllo in Questura per un fatto di per sé comunque non grave si è trasformato, a causa della furia dell’indagato, in una tragedia che non verrà presto dimenticata, con vite letteralmente distrutte". Secondo gli inquirenti, Alejandro Stephan Meran pare non soffrisse di alcuna malattia mentale, così come era trapelato in un primo momento, trattandosi di "soggetto che senza alcun plausibile motivo pone in essere una simile mattanza, dotato di una carica di antisocialità. Vi sono in atti frequenti riferimenti a disturbi psichici dell’indagato ma al momento non vi sono documenti medici al riguardo".

Cosa è successo a Trieste: la dinamica della sparatoria

Così come ricostruito dagli investigatori, tutto si sarebbe svolto in 5 minuti. Alle 16.51 di venerdì 4 ottobre gli agenti Matteo Demenego e Pierluigi Rotta arrivano in Questura con i fratelli Alejandro e Carlysle Meran, alle 16.56 le telecamere dell’atrio riprendono Alejandro con le pistole in mano. A quel punto, Alejandro che chiede di andare in bagno e poi le urla: con una pistola uccide il primo agente, poi il secondo mentre corre ad aiutare il collega. Alle 17.55 i medici certificano il decesso di Rotta e Demenego, mentre l'aggressore viene fermato: "Sono morti pressoché all’istante", ha scritto il gip.

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