video suggerito
video suggerito
Omicidio ex vigilessa Sofia Stefani

Gualandi e Stefani, una relazione mai finita: cosa svelano i 16.850 messaggi prima dell’omicidio

Oltre 16.800 messaggi, tensioni e pressioni continue: così si delineava la relazione tra Giampiero Gualandi e Sofia Stefani, uccisa con un colpo di pistola il 16 maggio 2024. Un legame mai interrotto, al centro del processo per omicidio volontario.
A cura di Biagio Chiariello
146 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

"Statisticamente le parole più presenti nelle chat tra Giampiero Gualandi e Sofia Stefani sono ‘tensioni' e ‘pressioni'." Con questa frase il maresciallo maggiore Matteo Filippone, del nucleo investigativo dei carabinieri di Bologna, ha aperto una delle testimonianze più significative nel processo a carico di Giampiero Gualandi, 63 anni, ex comandante della polizia locale di Anzola dell’Emilia. È accusato di omicidio volontario per la morte di Sofia Stefani, 33 anni, sua ex collega e amante, uccisa con un colpo di pistola il 16 maggio 2024 negli uffici del Comando.

Gualandi ha sempre sostenuto che si sia trattato di un incidente: un colpo partito per errore durante una colluttazione, mentre stava pulendo la sua pistola d’ordinanza. Una versione che però non convince né la Procura né gli inquirenti, soprattutto alla luce dei dati raccolti in oltre un anno di indagini.

16.850 messaggi per raccontare una relazione mai finita

Tra gennaio 2023 e il giorno della morte di Sofia, i due si sono scambiati più di 16.850 messaggi attraverso WhatsApp, Viber e Signal. A questi si aggiungono numerose telefonate, videochiamate e l’invio di foto e video, anche a contenuto sessuale. È proprio dall’analisi di questo fiume di comunicazioni che emerge un quadro ben diverso da quello delineato inizialmente dall'imputato.

"Il loro rapporto era segnato da una ciclica alternanza tra momenti di quiete e fasi di forte tensione", ha spiegato in aula il maresciallo Filippone. Non si trattava di una relazione interrotta, come Gualandi aveva dichiarato agli investigatori e alla pm Lucia Russo, ma di un legame ancora in corso, con una pausa brevissima tra il 30 aprile e il 3 maggio 2024, dopo che la moglie di Gualandi aveva scoperto il tradimento ascoltando una telefonata.

Lui le chiedeva continuamente di "lasciarlo respirare", di non insistere per vederlo, anche se la relazione era ancora attiva e molto fisica. Lei, invece, lo cercava con insistenza, scrivendogli messaggi come "anche solo per un bacio dietro a una colonna". Ma la verità è che Sofia stava cercando di uscire da quel legame. "Era afflitta dai sensi di colpa", ha detto Filippone, "e provava a chiudere per salvare la sua relazione ufficiale, compromessa proprio dalla scoperta di quella storia parallela".

Giampiero Gualandi e Sofia Stefani. Chi inseguiva chi?

Quella che inizialmente sembrava essere una relazione tossica con una giovane donna ossessiva e un uomo maturo sotto pressione, si è rivelata, alla luce delle indagini, una dinamica molto più complessa. È stato infatti Gualandi, in più occasioni, a cercare di mantenere vivo il rapporto, chiedendo a Sofia di non troncare e di non "adottare soluzioni radicali". Anche dopo la scoperta della relazione da parte della moglie, l’ex comandante ha continuato a insistere affinché non lo lasciasse.

"Altro che vittima di un’ossessione", ha sottolineato Filippone. "Gualandi cercava continuamente un maggiore coinvolgimento emotivo da parte di Stefani. Lei, al contrario, stava tentando di allontanarsi, anche per rispetto del proprio compagno ufficiale, da cui si era allontanata a causa di quella storia."

Una verità scomoda, che scardina la narrazione costruita fin dai primi momenti dopo la tragedia.

Tensioni in aula durante il processo

Durante l’udienza, la lettura dei messaggi più espliciti ha provocato tensione. Quando il maresciallo ha iniziato a riferire il contenuto sessuale di alcune chat, l’avvocato difensore di Gualandi, Claudio Benenati, ha chiesto l’interruzione. La procuratrice aggiunta Lucia Russo si è opposta: "L’imputato è stato per mesi rappresentato come un buon padre di famiglia perseguitato da una donna fragile. Anche senza entrare nei dettagli, è necessario che i giudici conoscano il tono e la natura di quei messaggi".

Una linea condivisa anche dall’avvocato della famiglia Stefani, Andrea Speranzoni: "I miei assistiti sanno quanto sia doloroso affrontare questi contenuti, ma ritengono che la Corte debba conoscerli per comprendere davvero la complessità del rapporto e la sofferenza vissuta da Sofia".

Ciò che emerge, al termine di questa fase processuale, è una relazione tormentata, intensa, mai veramente conclusa. Un legame che ha logorato entrambi, ma che ha finito per spegnersi nel modo più drammatico. La giustizia ora è chiamata a rispondere a una domanda pesante: quello sparo è stato davvero un incidente, o l’atto finale di una pressione diventata insostenibile?

146 CONDIVISIONI
20 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views