Graziano Mesina, al re dei banditi sardi condanna a 30 anni a revoca della grazia

Dopo una intera vita tra omicidi, rapimenti, carcere e continue evasioni, la sua carriera criminale sembrava ormai esseri conclusa a seguito della grazia concessa nel 2004 dall'allora Presidente Ciampi. In realtà, secondo i giudici, si era invece messo a capo di una banda dedita a furti e rapine e soprattutto traffico e spaccio di droga. Stiamo parlando dell'ex re del banditismo sardo Graziano Mesina, detto "Grazianeddu". Per lui infatti oggi è arrivata la condanna in primo grado a trenta anni di carcere dalla seconda sezione penale del tribunale di Cagliari e l'immediata revoca della grazia concessa oltre venti anni fa.
Per i giudici, l'ex primula rossa del banditismo sardo, che è rinchiuso nel carcere nuorese di Badu e Carros dal giorno dell’arresto, il 10 giugno 2013, si era messo a capo di un’associazione a delinquere che trafficava droga sul'Isola ma aveva anche progettato alcuni sequestri. Per questo per lui è arrivata una pena più pesante di quella chiesta dall'accusa che aveva sollecitato 26 anni di carcere. Insieme a Mesina condannati a pene inferiori anche altri quattro presunti componenti dell'organizzazione
“Non ho mai fatto parte di nessuna associazione a delinquere, nemmeno quando ero latitante. E non ho mai avuto bande”, si era difeso l’ex ergastolano lo scorso giugno dopo l'arresto, assicurando: "La droga non l'ho mai toccata e se la vedo neppure la riconosco". Con la condanna potrebbe ora concludersi per sempre la storia criminale di Mesina che nel corso della sua vita ha trascorso più di 40 anni in cella, quasi 5 da latitante, 11 agli arresti domiciliarie ha tentato ventidue evasioni dal carcere di cui dieci riuscite.