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Omicidio Giulia Cecchettin

Giulia Cecchettin, il testimone dell’aggressione: “Sentivo le urla, ho avuto paura e ho chiamato il 112”

L’uomo è un vicino di casa della vittima ed è stato lui a mettere gli inquirenti sulla pista giusta. “Sabato sera ho avuto paura e ho chiamato i carabinieri perché sentivo delle urla di donna” ha raccontato il testimone. Sul luogo indicato rinvenute numerose tracce di sangue.
A cura di Antonio Palma
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C’è un testimone dell’aggressione di Filippo Turetta a Giulia Cecchettin nel parcheggio di via Aldo Moro a Vigonovo. L’uomo è un vicino di casa della vittima ed è stato lui a mettere gli inquirenti sulla pista giusta, avvertendo il padre di Giulia al momento della diffusone della notizia della scomparsa della 22enne. L’uomo non ha visto bene la scena perché era lontano ed era buio ma ha sentito le urla di Giulia la sera dell'11 novembre scorso quando sarebbe stata sequestrata e uccisa dal suo ex fidanzato che lei voleva lasciare.

Le parole del testimone sull'aggressione

“Quella sera, ho sentito le urla di una donna, ho avuto paura e ho chiamato i carabinieri al 112” ha rivelato l’uomo a “Chi l'ha visto?”, confermando quanto già aveva raccontato al padre di Giulia il giorno dopo i fatti. In quel momento, infatti, lui non sapeva che si trattasse di Giulia ma ha temuto che potesse trattarsi di lei solo l’indomani quando ha saputo della scomparsa dei due 22enni e ha chiamato il padre della ragazza.

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“Ho visto litigare di fronte al parcheggio, ho avuto paura e ho chiamato i carabinieri perché sentivo delle urla di donna” ha spiegato il testimone. Dopo la sua segnalazione, Filippo Turetta però si è allontanato dalla zona dirigendosi verso la zona industriale di Fossò dove, secondo gli inquirenti, si sarebbe consumato il delitto appena venti minuti dopo. Qui infatti è avvenuta la seconda aggressione immortalata in parte dalle telecamere di sorveglianza di una ditta del posto.

La seconda aggressione ripresa nel video

Come emerge dall’ordinanza di arresto per Filippo Turetta, emessa dal Tribunale di Venezia, il giorno dopo lo stesso testimone ha rivelato al papà di Giulia che sabato sera, intorno alle 23.15, aveva udito una donna urlare e gridare aiuto nel parcheggio vicino casa. “Così mi fai male” aveva urlato la voce, invocando contestualmente e ripetutamente aiuto.

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Lo stesso testimone ha raccontato al papà di Giulia di aver visto in lontananza un individuo calciare violentemente una sagoma che si trovava già a terra e caricata poi a forza in auto, una vettura decritta come una Fiat Grande Punto di colore scuro che poi si era allontanata dal posto. Per gli inquirenti, a quel punto Turetta avrebbe sequestrato Giulia per poi ucciderla. Il testimone non riuscì a prendere la targa dell'auto e nell'ordinanza del Gip non c'è traccia dell'intervento di pattuglie quella sera.

Proprio il racconto del testimone ha portato gli inquirenti al parcheggio, che dista 150 metri dalla casa di Giulia Cecchettin, dove sono state rinvenute numerose tracce di sangue, sia da gocciolamento che da sfregamento, e un coltello da cucina lungo 21 centimetri, rotto e senza manico

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