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Vaiolo delle scimmie in Italia ed Europa

Germano Mancini morto a Cuba, secondo l’autopsia non è deceduto per il vaiolo delle scimmie

Il comandante dei carabinieri della stazione di Scorzè Germano Mancini non sarebbe deceduto a causa del vaiolo delle scimmie. A dirlo l’autopsia svolta dai medici a L’Avana, dove il 50enne era andato in vacanza con alcuni amici.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Germano Mancini non sarebbe morto a causa del vaiolo delle scimmie. A stabilirlo sarebbe stato l'esame autoptico svolto a L'Avana, luogo dove era andato in vacanza il comandante della stazione dei carabinieri di Scorzé. Il ministero della Salute cubano aveva dato la notizia di un primo contagio di vaiolo delle scimmie con un comunicato ufficiale. "Un turista italiano ha ricevuto la diagnosi – si leggeva nella nota – e si trova ricoverato in ospedale in condizioni critiche".

L'uomo era stato ricoverato a Cuba dopo essersi sentito male nell'albergo nel quale soggiornava insieme a due amici e alle loro mogli. Mancini era quindi stato ospedalizzato due giorni dopo il suo arrivo. I medici avevano rilevato l'infezione da vaiolo delle scimmie e avevano disposto il ricovero urgente.

Poco tempo dopo, il 50enne era stato trasferito in terapia intensiva e qui le sue condizioni di salute sono rapidamente peggiorate. Mancini sarebbe poi deceduto in seguito a una fatale crisi respiratoria.

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Secondo l'autopsia effettuata a Cuba, il comandante della stazione dei carabinieri di Scorzé sarebbe deceduto per "broncopolmonite da germe sconosciuto e danni multipli agli organi".

La famiglia del 50enne vuole vederci chiaro e ha dato mandato all'avvocato Guido Simonetti per una richiesta di autopsia in Italia. Il legale si rivolgerà alla Procura per ottenere nuovi accertamenti nel nostro Paese. 

La nuova valutazione dei medici cubani, infatti, ha lasciato più di un interrogativo aperto, soprattutto alla luce della diffusione della prima nota ministeriale sul primo contagio da vaiolo delle scimmie.

L'unico modo per chiarire le cause del decesso sarà quindi un secondo accertamento sul suolo nazionale. "Anche perché – spiegano i familiari – sono state le autorità cubane a indicare il virus come causa del decesso".

Gli amici di Mancini sostenevano di non aver visto sul corpo del collega le vescicole tipiche della malattia.

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