Genova, bufera sulla polizia locale, 15 agenti indagati per violenze: “Sei uno scarto della società”

Quindici agenti della polizia locale di Genova sono finiti al centro di una clamorosa inchiesta della Procura per lesioni, peculato e falso ideologico. Gli agenti, tutti appartenenti al reparto di sicurezza urbana, sono stati trasferiti ad altre mansioni dopo un provvedimento del Comune: non svolgeranno più compiti operativi. Si tratta di un chiaro segnale politico e amministrativo da parte della giunta guidata dalla neo-sindaca Marta Salis, all'indomani dell'esplosione dell’indagine che scuote i vertici del corpo. Nel mirino degli inquirenti anche l’ex assessore alla polizia locale, oggi consigliere comunale, Sergio Gambino, e il comandante della polizia municipale Gianluca Giurato. Entrambi risultano indagati in un filone parallelo dell'inchiesta.
Le botte e gli insulti razzisti ai fermati (anche minorenni)
L’inchiesta ha preso avvio dopo le denunce di due agenti donne, appartenenti allo stesso corpo, che hanno raccontato agli inquirenti episodi di pestaggi, soprusi e falsificazioni. Tra i casi contestati, il violento fermo di tre persone, tutte straniere, tra cui un minorenne. Determinante nell’inchiesta è stata una chat su WhatsApp, dal nome emblematico: "Quei bravi ragazzi", esplicito richiamo al film di Martin Scorsese. Secondo la Procura, in quella chat gli agenti si scambiavano racconti violenti, utilizzando un linguaggio in codice per riferirsi ai pestaggi: "Cioccolatini" per indicare le botte, "torta Sacher" per un pestaggio riuscito. Un lessico inquietante, che si accompagnava a risate e commenti macabri anche sotto alle foto dei referti medici delle vittime.
In un episodio, un uomo accusato di rapina – e successivamente assolto – avrebbe riportato 21 giorni di prognosi per un trauma facciale e lombare. Secondo il verbale, si sarebbe trattato di autolesionismo. Ma la Procura sostiene che si tratti di un pestaggio condotto da più agenti. In un altro caso, un uomo sorpreso a dormire in auto sarebbe stato picchiato mentre chiedeva aiuto.
"Sei uno scarto della società, non servi a un c…"
Una delle due vigilesse che hanno denunciato gli abusi era presente la sera del 5 ottobre 2024 in via Mura degli Zingari, durante un controllo a un’auto senza assicurazione in cui dormiva una coppia di italiani. Secondo il suo racconto, l’uomo sarebbe stato subito aggredito da un agente: "Sei uno scarto della società, non servi a un c… Ti va bene che non eri nella mia macchina perché ti avrei ammazzato di botte". Poi, lo stesso agente gli avrebbe infilato in tasca 0,26 grammi di hashish.
Quando l’uomo ha negato di essere possessore della droga, affermando che faceva uso solo di crack, avrebbe urlato: "Menomale che voi siete la polizia". La vigilessa, ascoltata dalla pm, ha commentato: "In quell’occasione mi sono vergognata della mia appartenenza al corpo della polizia locale".
L’episodio è stato poi deriso nella chat "Quei bravi ragazzi". Un agente ha postato la foto dell’auto scrivendo "Pulizia in via Mura degli Zingari", poi si è fatto un selfie con una "sciarpa di verbali", vantandosi delle sanzioni emesse.
Cos'era la "tecnica del sussurro": insulti razzisti e minacce all’orecchio per intimidire le persone fermate
Gli atti dell’indagine parlano anche di "tecnica del sussurro": insulti razzisti e minacce all’orecchio per intimidire le persone fermate. E ancora: perquisizioni durante le quali sarebbero spariti oggetti personali e denaro, bodycam attivate solo dopo le ispezioni, presunte dosi di droga fatte scivolare nelle tasche per giustificare arresti.
Agli interrogatori, molti degli agenti indagati hanno dichiarato di non ricordare i fatti. Il quadro che emerge dalle carte della Procura è definito dagli inquirenti come "desolante", non solo per le condotte contestate, ma per l'idea stessa di impunità che sembrava permeare il reparto. Un’immagine devastante per un corpo di polizia locale chiamato a garantire legalità e sicurezza.
Salis: "Bisogna cambiare l’aria che si respira"
La sindaca Salis – nel corso di una conferenza stampa – ha annunciato che è in corso una riorganizzazione dell’intero corpo di polizia locale. "Non è una questione di numeri o gruppi, ma di metodo. Bisogna cambiare l’aria che si respira. Serve un clima nel quale non solo certi comportamenti siano condannati, ma in cui chi pensa di poterseli permettere capisca che non è possibile", ha dichiarato la prima cittadina.