Garlasco, l’amico che ha ricevuto gli sms da Paola Cappa: “Incastrare Stasi? Non è come è stato raccontato”

Si torna a parlare degli sms che Paola Cappa, cugina di Chiara Poggi, uccisa nell'agosto del 2007 a Garlasco, avrebbe inviato ad un amico e in cui – come molti organi di stampa hanno riportato – avrebbe riferito: "Mi sa che abbiamo incastrato Stasi", in riferimento ad Alberto Stasi, condannato in via definitiva proprio per l'omicidio della giovane, che all'epoca dei fatti era la sua fidanzata.
A fare chiarezza è intervenuto proprio l'amico di Stefania Cappa, che quegli sms li ha ricevuti. Si tratta di Francesco Chiesa Soprani, ex manager dello spettacolo, che nel corso di una intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, ha spiegato il significato di quella frase che ha tanto fatto discutere. "Non è come è stato raccontato – ha spiegato –. Chi lo ha riportato deve avere letto il titolino indicativo che avevo dato io, nella fotografia-memo, a una vocale: “Incastrare Stasi”. Ed è venuta fuori sta cosa".
Facciamo un passo indietro. Chiesa Soprani ha raccontato a La Repubblica l'origine di quei messaggi. "Il giorno della notizia del prelievo del Dna di Andrea Sempio scrivo a Paola Cappa: "Che cosa sta succedendo?". Lei inizia a mandarmi un fiume di messaggi vocali. Alcuni molto interessanti. Li ordino in una cartellina, come memo faccio una fotografia, ogni tema un titolo…". Tra questi, la famosa frase: "Mi sa che abbiamo incastrato Stasi". Ma, stando a quanto ha sottolineato l'ex manager, "era solo un appunto personale, un’etichetta per orientarmi nei contenuti, non parole sue", aggiungendo di aver condiviso quell'immagine con un autore Mediaset, ma che da allora il materiale ha iniziato a circolare altrove, alimentando ricostruzioni parziali o errate.
Del contenuto dei vocali non ha parlato nello specifico se non per dire che "ce n'è uno in cui Paola smentisce alcuni racconti della gemella Stefania, ma non voglio parlare", ma "se la procura me li chiede, li fornisco. Io non me ne faccio niente". Già dai verbali degli interrogatori dell’epoca, quindi ben 18 anni fa, ricorda il Corriere della Sera, le due sorelle figlie dell’avvocato Ermanno Cappa avevano dato due versioni molto diverse del loro rapporto con la cugina Chiara Poggi. Proprio le due gemelle dovranno fornire il Dna nel nuovo filone d’inchiesta sul delitto di Garlasco, assieme a Marco Panzarasa, amico di Alberto Stasi, che per un breve periodo aveva aiutato Stefania Cappa negli studi. Intanto, martedì prossimo oltre ad Andrea Sempio, indagato per concorso in omicidio, saranno interrogati anche Alberto Stasi e, come testimone, Marco Poggi, fratello di Chiara, quest'ultimo a Venezia dove ora vive.