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Covid 19

Galli: “Penso che ci potremo liberare del virus entro l’estate”

Il professor Massimo Galli, direttore del dipartimento di malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano: “Mi auguro che ci si possa liberare del virus entro la prossima estate. Qualche buon segnale lo si intravede, a partire dalla minore pressione sui Pronto soccorso che per me è decisiva”.
A cura di Davide Falcioni
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Ieri è stato Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, a far trapelare cauto ottimismo: "Siamo ad un passo da una prospettiva di vittoria. Proprio per questo dobbiamo serrare le fila". Oggi, invece, è il professor Massimo Galli, direttore del dipartimento di malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, a lasciar trapelare un po' di speranza. In un'intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano Galli ha infatti dichiarato: "Mi auguro che ci si possa liberare del virus entro la prossima estate. Qualche buon segnale lo si intravede, a partire dalla minore pressione sui Pronto soccorso che per me è decisiva”. Secondo l'infettivologo sono concrete le possibilità che il Covid-19 possa tornare a ottobre: “Il rischio di una ondata di ritorno è quanto mai concreto, nulla esclude, infatti, che il virus continui a serpeggiare tra la popolazione”. Quanto ai nuovi contagi – spiega Galli – “non sono certo arrivati dall’estero, stavano sul territorio” e sulla ripresa, dice, “dipenderà dalla capacità di spegnere questi fuochi” ma oggi, aggiunge anche, “il distanziamento sociale sta producendo gli effetti sperati. L’uscita però sarà lenta e su questo dovremo riorganizzare la ripresa”.

Secondo Galli è tutt'altro che da escludere un nuovo focolaio: “Nel caso drammatico dovessimo trovarci davanti a un nuovo focolaio sarà fondamentale dimostrare di aver imparato la lezione. E dunque dovremo subito circoscrivere il focolaio segnando a uno a uno tutti i contatti” e per questo scopo – spiega – “è fondamentale che la medicina territoriale abbia una organizzazione tale da poter fare una indagine epidemiologica coinvolgendo medici di base e funzionari della medicina territoriale”. Un aspetto, quest’ultimo, che “è totalmente mancato in questa emergenza”, conclude il professor Galli.

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