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Incidente Funivia Stresa-Mottarone

Funivia del Mottarone, dopo 5 mesi le indagini vanno a rilento: rimossa oggi la cabina precipitata

Con la rimozione della cabina numero 3 effettuata oggi dai vigili del fuoco, inizia una nuova fase delle indagini sul crollo della Funivia del Mottarone che il 23 maggio scorso causò la morte di 14 persone. Cinque mesi dopo l’inizio dell’inchiesta, ancora non sono stati effettuati i rilievi necessari ad accertare le dinamiche della rottura delle funi.
A cura di Gabriella Mazzeo
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L'operazione per la rimozione della cabine numero 3 della funivia del Mottarone è durata pochi secondi e si è svolta come previsto. Sollevato da un elicottero dei vigili del fuoco, il rottame è stato portato via per poter poi ricavare le componenti utili alle indagini. La cabina è stata protetta con uno speciale telo per permettere la conservazione di tutte le parti ed evitare quindi che qualsiasi pezzo possa perdersi durante il "trasloco". Il relitto è stato depositato nel vicino scampo sportivo di Gignese e poi via terra sarà trasferito via terra con un autoarticolato dei vigili del fuoco in un capannone a Fondo Toce.

Al momento sono state prelevate per ulteriori analisi la parte superiore, il carrello e la testa fusa. Quella inferiore, meno importante ai fini delle indagini è stata invece trasportata in un secondo momento da un velivolo più piccolo dei vigili del fuoco.

Si apre così una nuova fase dell'indagine sul crollo della funivia del Mottarone avvenuto il 23 maggio scorso. Il crollo ha causato la morte di 14 persone: unico sopravvissuto il piccolo Eitan, di soli 5 anni. La cabina sarà a disposizione dei periti della Procura e delle difese. Ma a che punto è l'inchiesta? Finora è stato accertato che l'uso massiccio dei forchettoni per bloccare l'impianto frenante di emergenza ha avuto un ruolo nel disastro. Non è stata però ancora stabilita la causa della rottura del cavo. Il 28 settembre scorso sono iniziate le operazioni per permettere la rimozione della cabina e a Fanpage.it i carabinieri avevano confermato tempi lunghi per le manovre utili al recupero. Il rischio, secondo quanto dichiarato, resta alto sul fronte della compromissione delle prove: il maltempo, in particolare quello delle ultime settimane, potrebbe aver danneggiato le componenti della cabina numero 3. Nonostante gli sforzi per tutelare il materiale, quella per il recupero avrebbe dovuto essere una corsa contro il tempo per evitare la fisiologica compromissione delle prove.

Sulle lungaggini delle indagini che hanno subìto diverse inversioni di marcia negli ultimi mesi si è espressa la procuratrice di Verbania Olimpia Bossi. Questa mattina ha assistito alla rimozione della cabina precipitata. "Non ci sono ritardi nelle indagini – ha dichiarato ai giornalisti lì presenti – ma anzi, tutto è stato fatto in tempi molto rapidi in relazione alle difficoltà che abbiamo avuto". La procuratrice ha rivendicato invece la velocità dell'incidente probatorio nonostante l'indagine sia molto delicata. "Siamo stati rapidi in relazione a ciò sul quale stiamo indagando e ai luoghi in cui lo stiamo facendo. Non è vero che dopo cinque mesi stiamo rallentando: siamo in una fase avanzata dell'incidente probatorio".

Cinque mesi dopo la tragedia, infatti, ancora non sono state eseguite le indagini più importanti sui componenti della cabina crollata. La testa fusa, parte fondamentale per capire le dinamiche di quanto successo il 23 maggio, fino ad oggi non è mai stata estratta dal tronco dell'albero nel quale era finita nell'impatto e analizzata. Avrebbe dovuto essere il primo elemento recuperato una volta capito che l'uso dei forchettoni per bloccare l'impianto frenante ha causato la caduta all'indietro sulle corde della funivia. Le cause della rottura dei 114 fili d'acciaio, invece, sono ancora ignote. L'udienza è programmata per il prossimo 16 dicembre. "Vediamo però cosa riusciranno a fare gli esperti in queste settimane" spiega ancora la procuratrice Olimpia Bossi.

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