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Francesca Albanese al festival Rumore: “Piano Trump per Gaza solo nuova occupazione, inaccettabile”

“La Flotilla ha visto la violenza degli israeliani di cui i palestinesi parlano da decenni” ha dichiarato Francesca Albanese al festival di Fanpage.it Rumore. Per la relatrice speciale dell’Onu  per i territori palestinesi, il piano di Trump per Gaza “lede il principio di autodeterminazione del popolo palestinese ed è inaccettabile”.
A cura di Antonio Palma
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"Il piano di pace Trump Netanyahu per Gaza viola gravemente il diritto internazionale e quindi è inaccettabile" lo ha detto Francesca Albanese al festival di Fanpage.it Rumore. Secondo la relatrice speciale dell'Onu  per i territori palestinesi, il piano "lede il principio di autodeterminazione del popolo palestinese" perché "prevede una sorta di protettorato" che "sarebbe stato illegale già nel 1948  ed è "un abominio tirarlo fuori nel 2025".

"Mi ha molto meravigliato il plauso di molti stati e del segretario ONU. Il diritto all'autodeterminazione dei palestinesi non è il diritto a uno stato ma il diritto a decidere per sé, come quando si raggiunge la maggiore età. Si devono determinare da soli e scegliere loro chi votare, chi li governerà e come disporre delle proprie risorse. È un principio che viene leso da questo piano" ha spiegato Albanese dal palco del Festival.

"Il piano Trump aumenta la frammentazione dei palestinesi"

"Questo piano va ad acuire la frammentazione dei palestinesi: si parla di Gaza ma non si parla della Cisgiordania e soprattutto rimane il controllo da parte di USA e Israele e gli Usa non sono uno stato terzo.  Si chiama piano di pace ma è l'imposizione di una nuova occupazione ma quasi per procura. Invece di essere direttamente amministrata da Israele, ci sono gli Stati Uniti che fanno da garante attraverso un vicerè come Blair. Non si capisce perché si dovrebbe accettare una situazione del genere" ha sottolineato la relatrice Onu  accusando anche il piano di Trump per la ricostruzione della Striscia: "Mancano all'appello diecimila persone, non si contano più i morti e non si può proporre un piano di ricostruzione edilizia per Gaz".

"L'unico piano di piace proponibile è uno che dà attuazione al diritto così com'è e c'è già una Corte che si è pronunciata: L'occupazione è illegale e Israele deve ritirarsi e smantellare le colonie. In questo momento invece vige l'impunità più assoluta" ha spiegato ancora Albanese, ricordano inoltre che "Gaza non è uno stato a sé, bisogna sempre parlare anche della Cisgiordania" dove "c'è già una annessione, è sotto il controllo quasi totale di Israele e i coloni vanno dove vogliono e possono assalire chiunque nell'impunità più totale".

"La colonizzazione è organica allo Stato di Israele"

Del resto secondo Albanese, "La colonizzazione è organica allo Stato di Israele. Le colonie sono un'estensione di Israele nel territorio occupato. Il genocidio a Gaza è aggravato da una situazione già presente, una situazione di colonialismo". "Israele nel territorio palestinese occupato  ha perseguito dal 1967 due finalità: Quello dello sfollamento dei palestinesi e la sostituzione dei palestinesi. Per sfollarli ha usato il settore privato che nel contempo ne ha tratto profitto. Dalle armi alle macchine per distruggere edifici ai servizi di sorveglianza per evitare che i palestinesi ritornassero. Per la sostituzione e la  costruzione delle colonie sono serviti cemento, macchinari, costruzione di servizi e reti stradali. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza le imprese che rispondevano ai bandi per costruire. È servito un circuito che poi ha normalizzato l'occupazione. Poi ci sono i facilitatori come le banche e i fondi pensione e le università" ha elencato la relatrice speciale dell'Onu.

"La Flotilla ha visto la violenza di cui i palestinesi parlano da decenni"

Parlando di quanto accaduto alla Flottilla e delle violenze sugli attivisti dopo gli arresti, descritte anche da Saverio Tommasi, Francesca Albanese si è detta per nulla meravigliata. "Quello che avete sentito, la violenza che si può fare al corpo e all'anima è quello di cui i palestinesi parlano da decenni. Per loro Israele è questo, è questa brutalità" ha spiegato, aggiungendo: "Israele non è una democrazia non lo è mai stata dal punto di vista dei palestinesi, della vita e dei diritti dei palestinesi. Quindi non mi meraviglia ma meraviglia che Israele sia arrivata a tanto"

"È stata un'azione dimostrativa per dissuadere altri dal fare la stessa cosa. È un modo per farti capire che lì non sei il benvenuto ed è meglio che non torni più.  Spero che nonostante il dolore e la sofferenza, riusciamo a capire  che questo non è il momento di fermarsi e di andare avanti. Le manifestazioni di ieri  sono un messaggio nei confronti della Palestina per dire io ci sono e vedo tutto" ha aggiunto.

"L'Italia sta coadiuvando lo stato di Israele a mantenere l'assedio"

Parlando invece delle manifestazioni e dei cortei di piazza che hanno richiamato migliaia di persone in strada, Albanese ha detto che a suo modo di vedere "l'Italia si sia svegliata, vedo qualcosa di diverso da un anno. Il fatto di vedere tanta gente per strada quando sono stati abbordati i primi delegati della Flottilla, è sintomo che è montato lo sdegno".

Critiche invece per l'atteggiamento del governo italiano e le frasi di Tajani. " Immaginatevi la gravità di sapere di non poter godere della Protezione consolare che il vostro stato è obbligato a garantirvi in una situazione del genere. È una cosa gravissima. L'Italia sta coadiuvando lo stato di Israele a mantenere l'assedio perché invece di andare ad aiutare la Flottilla fino alle acque di Gaza, ha esercitato pressione perché desistessero. Il governo continua a coprire i crimini di Israele e continua a mantenere accordi commerciali e far transitare merci e anche armi dal nostro stato verso Israele" ha spiegato la relatrice Onu , aggiungendo: "Le affermazioni espresse finora dai rappresentanti delle istituzioni dimostrano quando il governo non abbia intenzione di chiedere contezza di nulla ad Israele di quello che sta facendo. È la cittadinanza deve far sentire la propria voce urlando per la strada ma facendo anche cose concrete per fare pressione affinché i governi e tutte le componenti del nostro sistema economico, non forniscano a Israele le risorse per fare quello che fa".

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