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Festini con minori a Villa Inferno, l’ex candidato della Lega Cavazza: “Nessuna era costretta”

La tesi difensiva di Luca Cavazza, l’ex candidato alle regionali con la Lega in Emilia-Romagna finito agli arresti domiciliari con l’accusa di aver organizzato e partecipato, insieme ad altre sei persone, a una serie di festini con fiumi di droga e presenza di minorenni. Per i festini a Villa Inferno nessuno sarebbe stato costretto, sostiene Cavazza.
A cura di Antonio Palma
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Non vi sarebbe stata nessuna costrizione da parte di nessuno né tantomeno violenza sulle ragazze che partecipavano ai festini a base di sesso e droga a Villa Inferno a Bologna, è questa la tesi difensiva di Luca Cavazza, l’ex candidato alle regionali con la Lega in Emilia-Romagna finito agli arresti domiciliari con l’accusa di aver organizzato e partecipato, insieme ad altre sei persone, a una serie di festini con fiumi di droga e presenza di minorenni a cui sarebbero state chieste prestazioni sessuali in cambio di cocaina.

Cavazza dice “che non c’è stata nessuna costrizione, nessuna violenza fisica o psicologica. Ora valuteremo in base alla lettura delle carte se rispondere alle domande nell’interrogatorio di garanzia” ha spiegato infatti il suo legale, l’avocato Massimiliano Bacillieri che lo assiste insieme al collega Ercole Cavarretta. “Il nostro assistito respinge tutte le accuse, dice che non è andata così e di avere diverse prove a sua discolpa”, ha aggiunto l’avvocato.  Luca Cavazza potrebbe dunque presentare la sua versione dei fatti nei prossimi giorni davanti al gip quando sarà ascoltato per l’interrogatorio di garanzia. Su di lui pende la pesantissima accusa di aver avuto “il compito di individuare giovani donne da avviare alla prostituzione, ovvero da condurre nei luoghi ove tale attività di prostituzione si consumava, in cambio di cocaina" così come scrive il Gip di Bologna, Letizia Magliaro, nell'ordinanza di custodia cautelare.

Per il giudice tale attività veniva svolta “con modalità quasi professionale da parte del Cavazza" usando i suoi luoghi abituali di ritrovo come l’ambiente sportivo dei tifosi della Virtus Bologna. Secondo l’accusa, la stessa 17enne da cui è partita l’inchiesta sarebbe stata avvicinata da Cavazza e reclutata a una partita di basket della Virtus Bologna. Per il Gip l’arresto di Cavazza è stato necessario in quanto “i continui contatti anche nell’ambiente sportivo dei tifosi della locale squadra di pallacanestro” e “la sua condizione di utilizzatore di sostanza stupefacente" lo ponevano "nella continuità di reiterare le condotte".

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