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Ferrara, nonna uccisa dal nipote. Il racconto della testimone: “Le sbatteva la testa sull’auto”

Il racconto di una testimone dell’omicidio di Maria Luisa Silvestri, la nonna di Ferrara uccisa di botte dal nipote, Pierpaolo Alessio: “Erano fuori dall’auto e lui l’afferrava per i capelli e poi le sbatteva la testa sulla vettura. Non riuscivo a crederci, ho suonato il clacson, ho sfanalato”. Lunedì l’incarico per lo svolgimento dell’autopsia sul corpo della vittima.
A cura di Ida Artiaco
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"Vedevo una testa bianca che veniva sbattuta sull'auto". A parlare è Angelica, la testimone degli attimi che hanno preceduto immediatamente l'omicidio a Ferrara di Maria Luisa Silvestri, la nonna uccisa dal nipote, il 22enne Pierpaolo Alessio, mercoledì scorso. La ragazza, intervistata dal quotidiano Il Resto del Carlino, ha raccontato la scena di delirio che si è sviluppata davanti ai suoi occhi, mentre si trovava a pochi passi dalla stazione ferroviaria. "Riuscivo solo capire che si trattava di un ragazzo e di una persona anziana – ha detto -. Erano fuori dall’auto e lui l’afferrava per i capelli e poi le sbatteva la testa sulla vettura. Non riuscivo a crederci, ho suonato il clacson, ho sfanalato. Non nascondo che ero spaventata. Da sola non potevo fare niente, allora ho chiamato mio cognato (un carabiniere) perché vive lì vicino, gli ho detto di scendere per fare qualcosa e nel frattempo ho cercato di memorizzare la targa e di non perdere di vista l’auto anche se ho dovuto fare inversione per tornare in quel punto. Quando sono arrivata mio cognato era sceso, ma i due non c’erano più".

Angelica non vede più Pierpaolo e la nonna. Li ritroverà nei pressi di un semaforo in via Marconi, dove si è concluso il delitto. È proprio qui che Maria Luisa perde conoscenza; poi trasferita in ospedale ne viene dichiarato il decesso. "Il ragazzo continuava a picchiarla – ha continuato Angelica –. Le sbatteva la tesa sul volante e poi pugni. Mio cognato ha cercato di bloccarlo, ma faceva resistenza". Angelica non è stata l'unica ad essere presente a quella scena straziante. Tra i passanti, a cui lei aveva chiesto invano di fermarsi, Imed, che era insieme alla moglie Vanessa, ha cercato di capire cosa stesse succedendo. "Mi sono subito occupato del ragazzo – ha raccontato Imed – Gli ho detto di stare calmo che tanto non l’avrei mollato. Lui urlava, non smetteva di gridare. Voleva scappare. A un certo punto, non riuscendo a divincolarsi, ha preso il suo cellulare e me lo ha mostrato dicendomi ‘Tieni, prendi questo e lasciami andare’. Era completamente fuori di sé, ma io so come agire in queste situazioni e poi non potevo assistere senza fare niente".

Intanto continuano le indagini su quanto avvenuto a Ferrara mercoledì sera, con il sostituto procuratore Barbara Cavallo ha intanto invitato le parti a presentarsi in procura lunedì pomeriggio per il conferimento dell’incarico a un medico legale per l’esecuzione dell’autopsia sul corpo della vittima. Inoltre, la famiglia del killer e della vittima è sotto choc. Anche perché da poco aveva avuto un lutto: il padre di Pierpaolo è stato investito lo scorso anno da un camion sulla Transpolesana ed è morto a 50 anni. Era rimasto a secco e si era dovuto fermare a bordo della strada.

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