Femminicidio Veronica Abaza a Gela, il compagno la uccise a mani nude e poi ripulì il sangue

Avrebbe ucciso la compagna a mani nude, colpendola fino a quando non è caduta dalle scale ormai esanime. Le autorità hanno ricostruito la dinamica del decesso della 64enne Veronica Abaza, avvenuto a Gela il 17 settembre scorso.
L'uomo aveva raccontato prima ai vicini di casa che hanno allertato i soccorsi e poi alle forze dell'ordine che la donna era caduta dalle scale in seguito a un incidente domestico. Le autorità però non gli hanno creduto e hanno portato avanti le indagini, interrogando anche il bracciante 40enne ora in arresto.
Quello che è emerso è che prima del femminicidio ci sarebbe stata una discussione, poi la 64enne è stata aggredita a botte, calci e pugni fino a quando non è caduta dalle scale praticamente esanime. Il compagno della vittima avrebbe cercato di giustificarsi per non far emergere le sue responsabilità, raccontando la stessa storia anche ai vicini di casa spaventati dalle urla della 64enne.
Il suo tentativo di celare il delitto dietro un infortunio domestico è fortunatamente fallito e gli investigatori sono riusciti a ricostruire la verità, compreso il tentativo del 40enne di ripulire il sangue nell'abitazione, in modo che le forze dell'ordine non potessero trovare tracce riconducibili all'aggressione violenta.
Alcune discrepanze nel racconto che aveva fornito durante l'interrogatorio hanno insospettito ulteriormente gli investigatori, che hanno scavato nel passato del bracciante agricolo. L'uomo era noto alla giustizia perché qualche anno prima era stato vittima di un'aggressione armata da parte di alcuni conoscenti e da allora aveva avuto svariate difficoltà a trovare nuovamente lavoro. I suoi aggressori gli avevano infatti ferito le mani con più fendenti.