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Femminicidio a Roveredo, la mamma difende il figlio: “Lei lo trattava come un cane”

Giuseppe Forciniti qualche giorno fa è giunto in Questura con le mani ancora sporche di sangue, dopo aver ucciso la compagna, Aurelia Laurenti. Si è costituito. La vittima aveva 34 anni, lui 33. La madre del killer ha ammesso che il rapporto tra i due ultimamente era in crisi, ma ha difeso il figlio: “Una persona meravigliosa”.
A cura di Biagio Chiariello
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“Lei lo trattava come un cane”, ma mio figlio è “persona meravigliosa”. Con queste parole la mamma di Giuseppe Forciniti difende il 33enne che lo scorso 25 novembre a Roveredo in Piano, in provincia di Pordenone, ha ucciso a coltellate la compagna Aurelia Laurenti, di 32 anni. Intervistata da Il Messaggero, la signora Giovanna Ferrante ha spiegato che il figlio “lavorava come odontotecnico a Sacile, ma voleva più tempo per dedicarsi alla famiglia e con tanti sacrifici nel 2012 si è laureato, il primo figlio aveva pochi mesi. Per provvedere al bambino faceva i turni di notte e mandava i soldi ai genitori di Aurelia”.

La donna ammette che il rapporto tra i due ultimamente era in crisi: “Aurelia era pazza di Giuseppe. Lo amava. Non si voleva allontanare mai lui. Ultimamente lo aveva allontanato perché lui la riprendeva perché stava sul telefonino, non accudiva la casa, non si interessava più della famiglia. Giuseppe tornava dal lavoro e doveva pulire, cucinare, lavarsi, aiutare il bambino nei compiti. Doveva fare tutto lui. In questo periodo di emergenza Covid era stanco per i turni e le aveva chiesto di aiutarlo”.

Secondo la donna la vittima “Stava dalla mattina alla sera al telefonino. Era la sua pazzia. Una volta mi ha chiamato, Giuseppe era andato in ospedale a vedere i turni, era l’ora di pranzo. Disse che non poteva cucinare. Aurelia – dissi – non dirmi bugie, il frigorifero è pieno. Se devi prendere il pane, non aspettare Giuseppe, carica i bambini in macchina e vai… Giuseppe doveva fare quello che voleva lei”.

Sul che cosa abbia spinto il figlio a uccidere Aurelia, la donna risponde: “Non so che cosa lo ha spinto ad agire così. Ultimamente mi diceva che era trattato come un cane, ma io non ho dato peso”. Giovanna Ferrante racconta anche di aver visto “Aurelia con un occhio nero. Disse che gliel’aveva fatto Giuseppe. Non le dico come l’ho trattato quando ho saputo. Lui disse ‘mamma non le ho mai messo un dito addosso’. Giurava, non gli ho creduto. Siccome sono una donna, ho creduto ad Aurelia. Il giorno dopo si alza la maglietta e noto un livido enorme in pancia. Sono caduto, disse”.

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