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Fano, studente rifiuta la mascherina e si incatena al banco in classe: scatta il Tso

Si è incatenato al banco rifiutandosi di indossare il dispositivo di protezione. Non era la prima volta. Ma ieri, dopo due ore di trattativa, è intervenuta la polizia e i sanitari del 118: il giovane, studente di un istituto superiore di Fano, è stato sottoposto a Tso e ricoverato al reparto psichiatrico di Pesaro.
A cura di Biagio Chiariello
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Uno studente di 18 anni ha rifiutato di indossare la mascherina in classe, arrivando a incatenarsi al banco per non essere portato fuori dall’aula, dopo che i docenti avevano cercato inutilmente di convincerlo a metterla oppure a uscire. Alla fine il giovane è stato sottoposto a Tso e ricoverato al reparto psichiatrico di Pesaro. Una vera e propria mattinata di follia quella andata in scena ieri, giovedì 6 maggio, al’Istituto Olivetti di Fano, nelle Marche.

C'è da dire che nei giorni precedenti il ragazzo aveva già ‘protestato’ contro l’obbligo di indossare il dispositivo di protezione, tanto da costringere gli insegnanti ad allontanarlo dall’aula. E – soprattutto – dai suoi compagni. Ieri, l’apoteosi, quando il 18enne fanese si è reso protagonista della bizzarra ribellione: voleva a tutti costi restare ‘libero' in classe senza indossare la mascherina, un fantomatico diritto argomentato attraverso le tesi fantasiose di un presunto ‘costituzionalista’. Più tardi nella giornata, la preside ha dichiarato che tale ‘costituzionalista' sarebbe una persona che sta plagiando.

Fatto sta che il 18enne si è incatenato a un banco facendo partire due ore di estenuanti trattative. Solo con l'arrivo della polizia locale, costretta ad accompagnare il ragazzo in ospedale, si è arrivati all'epilogo di questa singolare vicenda. Al pronto soccorso però, il giovane avrebbe reagito con violenza e sarebbe stato necessario un nuovo intervento degli agenti. Anche i genitori, subito avvertiti, non hanno potuto fare nulla per evitare il Tso.

Eleonora Marisa Augello, dirigente dell’istituto scolastico, ne ha parlato al Corriere Adriatico: “Esistono delle precise prescrizioni sanitarie che provengono da decisioni governative ed è nostro dovere rispettarle per la sicurezza dei nostri ragazzi e delle loro famiglie”. “È chiaro – ha precisato la dirigente – che in tutti questi giorni, presentandosi un caso così difficile, il nostro primo intento è stato quello di svolgere un compito educativo, facendo riflettere il ragazzo e chiunque si trovi nel sostenere posizioni di questo genere delle conseguenze a cui si può andare incontro. Ognuno ha il diritto di manifestare la sua libertà di pensiero, criticando anche le leggi e i regolamenti, ma lo può fare senza mancare al rispetto degli altri”.

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