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Familiari di una vittima di stupro tentano di far ritirare la denuncia e invitano la ragazza a suicidarsi

È accaduto a Palmi, in Calabria. Una giovane vittima di violenze sessuali che aveva deciso di denunciare gli abusi subiti è stata “invitata” a suicidarsi dai parenti, che l’hanno anche spinta a ritirare l’esposto.
A cura di Davide Falcioni
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Una giovane vittima di violenze sessuali che aveva deciso di denunciare gli abusi subiti sarebbe stata addirittura "invitata" a suicidarsi dai parenti, che le avrebbero anche disattivato la scheda telefonica del cellulare, simulandone uno smarrimento. È accaduto in provincia di Reggio Calabria e, stando a quanto emerso, i familiari della vittima avrebbero tentato di dissuaderla a confermare la denuncia degli abusi subiti, una querela che aveva portato all'identificazione di 20 persone, alcuni anche minori, legati da vincoli di parentela a esponenti di vertice di cosche di ‘ndrangheta. Inoltre, gli indagati, avrebbero anche tentato di costringere la giovane donna a sottoporsi a visita psichiatrica, con l'intento di ottenere una certificazione medica attestante la non capacità di intendere e di volere, rendendone inutilizzabili ed inattendibili le dichiarazioni.

Fatti gravissimi che hanno portato all'arresto di quattro persone, due donne e due uomini, per i reati di violenza o minaccia per costringere a commettere reato ed intralcio alla giustizia. Gli arresti sono stati fatti in esecuzione di un'ordinanza emessa dal Tribunale di Palmi.

L'attività investigativa che ha fatto scattare le manette è collegata all'operazione "Masnada" coordinata dalla Procura di Palmi e nell'ambito della quale, nello scorso mese di novembre, la polizia di Stato ha arrestato tre "rampolli" di ‘ndrangheta e il figlio di un amministratore locale. Erano stati, inoltre, individuati una ventina di soggetti, alcuni dei quali minorenni, che in qualche modo, stando alle indagini, avevano partecipato alle violenze sessuali di gruppo.

Dopo il blitz del commissariato di Palmi eseguito nelle scorse settimane, contro i presunti componenti del branco, adesso l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip, su richiesta del procuratore Emanuele Crescenti, nei confronti dei familiari di una delle due vittime. Ai domiciliari sono finiti il fratello e la sorella della ragazza abusata dal branco, assieme ai loro rispettivi compagni. Proseguendo le indagini dell'inchiesta "Masnada", infatti, i poliziotti hanno accertato vari e reiterati episodi di vessazione subìti dalla ragazza da parte dei propri familiari che, contrari alla sua scelta di denunciare, hanno costantemente tentato di ostacolarne la collaborazione con gli investigatori cercando di farle ritrattare quanto già dichiarato davanti all'autorità giudiziaria.

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