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Falsi certificati per truffare l’Inps: 60 indagati, anche molti medici di Torino

La Procura di Torino ha chiuso nei giorni scorsi un’inchiesta sui “falsi certificati Inps” che vede, tra i sessanta indagati, anche diversi medici accusati di aver “gonfiato” artificiosamente la gravità delle diagnosi su alcuni pazienti.
A cura di Davide Falcioni
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La Procura di Torino ha chiuso nei giorni scorsi un'inchiesta sui "falsi certificati Inps" che vede, tra i sessanta indagati, anche diversi medici accusati di aver "gonfiato" artificiosamente la gravità delle diagnosi su alcuni pazienti allo scopo di far ottenere loro qualche centinaio di euro in più alla fine del mese  dall'istituto di previdenza e dall'Inail: persone che avevano fastidi il più delle volte lievi non di rado hanno potuto beneficiare di certificati di malattia che li autorizzavano a non recarsi al lavoro. Nei guai sono finiti, tra gli altri, una psichiatra dell’ospedale di Moncalieri, un dirigente del Mauriziano, un neurologo del San Luigi, un oculista, un esperto di micro chirurgia, un primario del Gradenigo, un pneumologo, oltre a ortopedici, fisiatri e urologi. L'inchiesta sui falsi certificati dell'Inps è nata dopo la scoperta, nel 2015, di una colossale truffa che aveva già visto indagare il dentista Enrico Quaglia. L'uomo aveva ricevuto una mazzetta nascosta in un panino ed era stato immortalato dai carabinieri del Nas mentre intascava 2mila euro per mandare avanti pratiche gonfiate con la complicità del presidente della commissione medica dell’Inps Enrico Maggiore.

Indagati, oltre ai medici compiacenti, anche numerosi pazienti che dovranno restituire le pensioni indebitamente ricevute: tra loro c'è chi si era fatto diagnosticare un disturbo ansioso depressivo, associato a una vasculopatia celebrale. Una donna ha ottenuto la pensione anticipata per un disturbo di asma, associato a un’artrosi e alla scoliosi, ma le diagnosi gonfiate erano decine e non di rado le cartelle cliniche erano piuttosto complesse. Una donna ad esempio aveva sia ansia e depressione che vaginite, incontinenza, ed epicondilite a livello del gomito che la portavano a un certificato di “assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi tipo di lavoro”. Un’altra con alluce valgo e scoliosi avrebbe indebitamente percepito, secondo l’accusa, 84 mila euro di pensioni di invalidità.

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