Ex presidente consiglio di Favara ucciso in un bar, svolta nelle indagini: fermato l’ex suocero

Svolta nella indagini sull'omicidio di Salvatore Lupo, l'ex presidente del consiglio comunale di Favara, ucciso a colpi di pistola lo scorso 15 agosto all'interno di un bar. Nelle scorse ore infatti è stato fermato l'ex suocero dell'uomo, Giuseppe Barba, 66 anni, e sospettato di aver ucciso l'imprenditore: secondo quanto emerso dalle indagini portate avanti dai carabinieri della tenenza di Favara e della compagnia di Agrigento, coordinate dai pm Paola Vetro e Chiara Bisso, l'omicidio sarebbe nato in un contesto familiare e nello specifico nei rapporti ormai deteriorati tra i due.
Quei litigi frequenti e i contrasti nati da motivi economici
Barba nelle ore precedenti all'omicidio è stato visto a bordo della sua autovettura sul luogo del delitto, e le successive indagini tecniche hanno evidenziato cospicue tracce di polvere da sparo sulla sua autovettura. In passato i due avevano avuto già numerosi diverbi dentro e fuori le mura di casa: in molti hanno assistito a quei litigi scaturiti dopo la separazione coniugale della vittima a causa principalmente di grossi contrasti economici tra i due. Secondo gli inquirenti il fermo è stato necessario vista la conoscenza da parte dell'indagato di indagini a suo carico e la conseguente possibilità di poter lasciare l'Italia.
L'omicidio il giorno di Ferragosto: tre colpi di pistola a distanza ravvicinata
Il pomeriggio del 15 agosto scorso, Salvatore Lupo si trovava in un bar di Favara, in via IV Novembre, quando è stato raggiunto da tre colpi di pistola esplosi da un uomo col volto coperto. Ex presidente del consiglio comunale, il 45enne era stato presidente del Consiglio comunale di Favara nel 2015 mantendo il ruolo fino allo scorso mandato. Era rimasto coinvolto nel 2015 nell'inchiesta "Catene spezzate" che ipotizzava maltrattamenti ai danni di persone fragili ospiti di una delle sue strutture per anziani. Lupo era infatti un imprenditore nel settore delle residenze per anziani. Lo scorso 20 maggio era stato rinviato a giudizio insieme ad altri 7 imputati. Lupo era coinvolto anche nella vicenda giudiziaria "Stipendi spezzati" che ipotizzava invece l'applicazione del pizzo sulla busta paga dei dipendenti.