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Etna, la guida racconta l’eruzione: “Cenere e zero visibilità, ai turisti dico: non è un set per Instagram”

L’Etna è tornato in eruzione con forza, sorprendendo esperti e turisti. Nessun ferito, ma cresce la preoccupazione per chi si avventura senza guida, spesso per una foto social. Mancano i controlli e la consapevolezza del rischio resta troppo bassa.
Intervista a Mirko Messina
Guida vulcanologica dell'Etna
A cura di Davide Falcioni
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Alle prime luci dell’alba di ieri, l’Etna ha dato spettacolo. Una nuova eruzione ha sorpreso esperti e residenti, rompendo una breve fase di apparente tranquillità. Era dal 13 maggio che il cratere di Sud-Est, uno dei più attivi tra quelli sommitali del vulcano siciliano, non manifestava segnali rilevanti. Poi, improvvisamente, una nuova esplosione, una frattura, una colata lavica, un impressionante flusso piroclastico. È successo tutto in poche ore, e in un contesto che – per fortuna – ha visto la presenza vigile di chi l’Etna lo conosce, lo studia e lo rispetta.

Tra loro Mirko Messina, vulcanologo e guida vulcanologica, co-fondatore di BÙUM, realtà che unisce divulgazione scientifica, accompagnamento escursionistico e monitoraggio del vulcano. Era in quota insieme ad altri professionisti quando l’eruzione ha avuto inizio. Ha assistito da vicino a un evento che definisce "tra i più potenti degli ultimi anni". Un evento che ha sollevato non solo ceneri e lava, ma anche qualche polemica. Il Sindaco di Belpasso, Carlo Caputo, ha infatti sollevato serie preoccupazioni per la sicurezza di turisti e residenti.

Nel cuore del racconto di Messina non c’è solo la cronaca di una giornata straordinaria, ma anche un appello accorato alla responsabilità. Troppi turisti si avventurano sull’Etna senza consapevolezza del rischio, spesso senza guida, attirati dallo spettacolo naturale e ignari delle regole. Eppure, come sottolinea la guida, "l’Etna non è un parco giochi: è il vulcano più attivo del mondo. E bisogna esserne pienamente consapevoli". Meglio quindi resistere alla tentazione di avventurarsi, magari spinti dalla voglia di scattare una bella foto per Instagram.

Da qui nasce la necessità di una riflessione più ampia: cosa significa davvero "vivere il vulcano"? E cosa serve per farlo in sicurezza, senza trasformare la meraviglia in tragedia?

Mirko, ci racconti cos’è successo ieri?

Nella mattinata presto, attorno alle 4, è ripresa un’attività esplosiva al cratere di Sud-Est, uno dei quattro crateri sommitali dell’Etna. Era dal 15 marzo che questo cratere aveva ripreso a dare segnali, ma da qualche settimana sembrava che la sequenza eruttiva si fosse conclusa. L’ultima eruzione c’era stata infatti nella notte tra il 12 e il 13 maggio. Ieri, invece, nuova attività, intensa e inaspettata. Le comunicazioni dell’INGV parlavano chiaro: si è passati dallo stato di attenzione (F0) a quello di allarme (F2), che indica l’inizio imminente o già in corso di fontane di lava. Dalle 6 del mattino l'attività vulcanica è ulteriormente aumentata.

Eravate già in quota per documentare?

Sì, eravamo saliti con alcuni colleghi per osservare le modifiche morfologiche dei crateri. Quando è iniziata l’eruzione, ci siamo sistemati in un punto sicuro e da lì abbiamo visto una frattura aprirsi sul cratere attivo, con emissioni di gas e una colata lavica. Poco dopo c’è stato un collasso strutturale che ha generato un flusso piroclastico spettacolare, ma anche spaventoso. Per quanto mi riguarda, il più imponente registrato sull’Etna in tempi moderni. È stato un evento veramente incredibile, anche spaventoso, sì, non tanto per la pericolosità reale, quanto perché nessuno aveva memoria di un'eruzione del genere in tempi relativamente recenti.

In rete si parla di turisti incoscienti, di "aspiranti Indiana Jones" scampati al pericolo per un soffio. È davvero andata così?

No, per quanto riguarda me e i miei colleghi – ovvero professionisti – non siamo stati sfiorati dal flusso, eravamo a circa 400 metri dal punto del crollo. Il problema non è stato il rischio diretto, perché conoscevamo bene la zona e sapevamo che eventuali colate si sarebbero dirette verso la Valle del Bove, quindi lontane da noi. Ci ha spaventato la velocità del flusso e la quantità di cenere sollevata, che in pochi secondi ha oscurato tutto. Improvvisamente ci siamo trovati immersi nella pioggia di cenere, visibilità azzerata. È stato quello il momento di maggiore tensione.

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Il sindaco di Belpasso ha lanciato un appello: troppa gente in quota, troppe escursioni nonostante l’allerta, troppi turisti. Cosa rispondi?

Da quello che abbiamo visto noi, le guide hanno lavorato in sicurezza, accompagnando i gruppi fino all’osservatorio di Pizzi Deneri, dove si arriva con i bus 4×4. C’erano turisti, sì, ma nessuno è andato oltre le quote consentite; ricordo che il compito delle guide vulcanologiche è innanzitutto quello di mitigazione del rischio, oltre che di conoscenza dell'ambiente in cui ci si trova. Non c'è stato nessun ferito, nessun disperso, nessun morto. Questo è merito delle guide, che sanno come comportarsi.

Ed è possibile che qualcuno si sia avventurato a quote pericolose in autonomia, cioè senza l'accompagnamento delle guide vulcanologiche?

Non so se qualcuno sia salito più in alto di quanto doveva, non posso dirlo con certezza. Ma ciò che abbiamo osservato è stato fatto con responsabilità.

In concreto, un turista può salire sull’Etna senza guida?

Per legge, solo fino a una certa quota, che varia in base all’attività del vulcano. In genere, si può arrivare in autonomia fino a 2700-2800 metri. Oltre, serve una guida vulcanologica autorizzata. Il vero problema però è che mancano i controlli, andrebbero aumentati. Spesso troviamo persone in aree dove non dovrebbero trovarsi, senza guida, senza consapevolezza. E non parliamo di una montagna qualsiasi: l’Etna è oggi il vulcano più attivo del mondo. Molte persone, qui, non hanno la reale percezione del luogo in cui si trovano: parlo dei turisti, ma anche dei residenti.

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Manca consapevolezza, quindi…

Sì, e questo è preoccupante. Lo vediamo ogni giorno. C’è chi si avventura senza sapere dove si trova, attratto dallo spettacolo, dalla voglia di fare la foto perfetta per Instagram, e dimentica che qui il rischio non è un’ipotesi, è realtà. In passato ci sono stati infortuni, anche gravi, per colpa dell’improvvisazione o della stupidità. Lo scorso febbraio vedemmo foto di turisti che arrostivano salsicce sulla lava. E sappiamo che in quell'occasioni molti riportarono infortuni. In altri casi, ci sono stati anche dei morti. E ogni volta che succede, ci chiediamo: perché? Bastava affidarsi a una guida. Questa volta fortunatamente è andata bene: nessuna vittima, nessun ferito e nessun disperso.

C'è, probabilmente, chi ne fa una questione economica…

Certo, ma vale la pena spendere pochi euro e partecipare a un'esperienza sicura e informata. Venite a vivere il vulcano, ma fatelo in sicurezza. Affidatevi a chi conosce questi luoghi, a chi studia il vulcano, a chi lo ama davvero. Non lo dico per interesse economico: lo dico perché ci teniamo alla sicurezza. La giornata di ieri ce lo ha dimostrato: lo spettacolo può essere potente, ma solo con esperienza e prudenza si può raccontare e non subire.

Un'ultima domanda: qual è adesso lo stato dell'Etna? E come possono, turisti e residente, informarsi sul livello di rischio?

Il vulcano in questo momento è tornato allo stato di allerta F0, il grado più basso: l'INGV definisce quella attuale come fase o livello di attenzione, che vuol dire che il vulcano non sta più eruttando ed è – per così dire – in una fase di "stasi". Per informarsi invece bisogna consultare le pagine dell'INGV, sia social che web: l'Istituto pubblica costantemente i suoi bollettini di monitoraggio del' Etna con i relativi cambi di fase di allerta; la stessa cosa viene fatta dalla Protezione Civile.

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