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Ergastolano uccide due donne in strada e si suicida: il giallo dell’uomo che ha accompagnato il killer

Il collegamento tra le due vittime, Carmelina Marino e Santa Castorina, e il killer Salvatore La Motta resta al centro delle indagini dei carabinieri che contano molto sulla possibile testimonianza di un amico di La Motta, un uomo che sarebbe stato con lui durante il primo assassinio.
A cura di Antonio Palma
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Rimane il giallo sul movente che si nasconde dietro al duplice omicidio di Carmelina Marino, di 48 anni, e Santa Castorina, di 50 anni, le due donne uccise ieri in strada a Riposto, nel Catanese, dall’ergastolano Salvatore La Motta, 63enne in licenza premio dal carcere di Augusta, dove sarebbe dovuto rientrare poche ore dopo.

Gli inquirenti in queste ore stanno setacciando la vita del killer e delle vittime per capire i possibili legami ma allo stesso tempo contano molto sulla possibile testimonianza di un amico di La Motta, un uomo che sarebbe stato con lui durante il primo assassinio, accompagnandolo con la propria auto sul posto e aspettandolo per riportarlo via dopo il delitto.

Salvatore La Motta, detto Turi
Salvatore La Motta, detto Turi

Luciano Valvo, un 55enne di Riposto come l’assassino che si è suicidato davanti alla caserma dei carabinieri, è stato fermato nelle scorse ore dagli stessi militari dell’arma su indicazione della Procura distrettuale di Catania che ha disposto per lui il fermo con la grave accusa di concorso in omicidio. Il 55enne, pregiudicato e vecchia conoscenza di Turi La Motta, secondo gli inquirenti avrebbe aiutato il killer e sarebbe stato con lui almeno al momento del primo omicidio.

Carmelina Marino
Carmelina Marino

Dalle telecamere di video sorveglianza della zona che hanno ripreso il primo delitto, infatti, è emerso che il killer è sceso proprio dalla vettura del 55enne prima di sparare al volto di Carmelina Marino, ferma nella sua auto sul lungomare della città etnea. La stessa vettura dell'amico, una Volkswagen Golf, in cui poi l'uomo sarebbe risalito, sempre dal lato passeggero, prima di compiere il secondo omicidio.

La seconda vittima Santa Castorino
La seconda vittima Santa Castorino

L’uomo è stato bloccato poche ore dopo il suicidio di La Motta mentre stava abbandonando la propria abitazione ma si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al pm che lo interrogava ed è stato condotto in carcere in attesa della decisione del Gip.

Come dimostrano le riprese video acquisite dai carabinieri, Salvatore La Motta, fratello del boss mafioso Benedetto, è arrivato sul posto ed è sceso proprio dal veicolo di Valvo prima di raggiungere velocemente la donna che sedeva sul lato guidatore, aprendo la portiera lato passeggero e sporgendosi nell’abitacolo dove ha fatto fuoco. Se l’amico sia stato un testimone involontario o consapevole resta tutto da accertare visto che l’uomo non sembrerebbe essere coinvolto nel secondo agguato mortale.

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Il collegamento tra le due donne e l’uomo resta al centro delle indagini dei carabinieri di Giarre e del nucleo Investigativo del Comando provinciale di Catania. “Le due donne uccise le conoscevo, era due care ragazze. Non mi ricordo di contatti tra loro o con La Motta" ha dichiarato il legale del killer che era presente in caserma al momento del suicidio del suo assistito. "Mai avrei immagino che potesse accadere tutto questo, non c’è stato nessun segnale pregresso, nessuno. Impensabile" ha dichiarato l'avvocato Antonino Cristofero Alessi, aggiungendo: "Era un detenuto che aveva usufruito dei permessi di legge per buona condotta, lavorava a Riposto, prima in un panificio, poi in una rivendita di formaggi. Durante i due anni di Covid dormiva a casa della sua famiglia, dal 3 gennaio, finita l’emergenza pandemica, rientrava la sera al carcere di Augusta, nel Siracusano”.

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