Eredità Agnelli, arriva la svolta giudiziaria: Elkann evita il processo, farà lavori socialmente utili

Nell’inchiesta sull’eredità di Marella Caracciolo, vedova dell’Avvocato Gianni Agnelli, la Procura di Torino ha dato il via libera alla messa alla prova con lavori socialmente utili per John Elkann. Ok anche al patteggiamento richiesto dal commercialista Gianluca Ferrero, presidente della Juventus (estranea all’indagine).
Contestualmente, i pm hanno chiesto l’archiviazione per altri indagati, tra cui i fratelli Lapo e Ginevra Elkann. Ora su tutte le posizioni dovrà pronunciarsi il gip.
L’inchiesta sulla successione di Marella Caracciolo, vedova di Agnelli
La vicenda affonda le radici nella successione di Marella Caracciolo, vedova di Gianni Agnelli, e ha coinvolto i tre fratelli Elkann insieme a consulenti e professionisti di fiducia. L’inchiesta è stata coordinata dai pm Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Giulia Marchetti con il supporto della Guardia di Finanza. In quasi due anni di indagini sono emersi redditi non dichiarati per 248,5 milioni di euro e una massa ereditaria di circa un miliardo sottratta al Fisco, sulla base di una residenza svizzera ritenuta dagli inquirenti fittizia e costruita ad arte.
Lo scorso agosto John, Lapo e Ginevra Elkann avevano già versato all’erario 183 milioni di euro complessivi, cifra che comprende imposte, sanzioni e interessi, estinguendo il debito tributario. La notizia è stata comunicata dalla Procura poco dopo le 18, a borse chiuse, per evitare ripercussioni sui titoli di Stellantis e della galassia Exor.
Archiviazioni e contestazioni residue
La Procura ha chiesto l’archiviazione per Lapo e Ginevra Elkann, per il notaio svizzero Urs von Grünigen – che aveva redatto il testamento e l’inventario dei beni della marchesa – e per alcune contestazioni di infedeltà patrimoniale mosse a John Elkann e a Gianluca Ferrero, limitatamente a due annualità. Restano tuttavia pendenti i capi di imputazione più gravi.
Per quasi tutti gli indagati le accuse principali erano di dichiarazione infedele e truffa ai danni dello Stato. Diversa la posizione del notaio torinese Remo Morone, che insieme a Ferrero è accusato di falso in atto pubblico. Secondo l’accusa, i due professionisti avrebbero depositato alla Camera di Commercio di Torino, con 17 anni di ritardo, documenti relativi alla società semplice “Dicembre”, la cassaforte attraverso cui John Elkann mantiene il controllo della holding Exor.
Che cos’è la messa alla prova e come funziona
La messa alla prova è un istituto che consente, in presenza di determinati requisiti, di evitare il processo penale. È riservata in genere a chi è incensurato e riguarda reati con pene non troppo elevate. L’imputato accetta di svolgere lavori di pubblica utilità o attività sociali per un periodo minimo di un anno, sotto la supervisione del giudice e dei servizi sociali. Se il percorso si conclude positivamente, il reato viene dichiarato estinto. In caso contrario, il processo riprende il suo corso ordinario.
John Elkann dovrà ora indicare alle autorità giudiziarie l’istituzione presso la quale intende svolgere i lavori socialmente utili. Solo dopo la valutazione del gip arriverà la parola definitiva sul suo destino giudiziario.
La posizione di Margherita Agnelli
I legali di Margherita Agnelli hanno accolto la notizia con toni molto critici, sostenendo che la richiesta di messa alla prova rappresenti un’ammissione implicita di colpevolezza. Secondo la loro nota ufficiale, l’istanza di John Elkann "dimostra la gravità delle condotte illecite poste in essere anche a danno di Margherita Agnelli, con rilevanti ripercussioni sui procedimenti civili pendenti in Italia e in Svizzera".
Per l’avvocato Dario Trevisan, che la assiste, "i giudici del procedimento civile di Torino acquisiscono oggi un’ulteriore e inequivoca conferma non solo dell’esistenza del piano fraudolento ideato e attuato ai danni di Margherita sin da dopo la morte del padre, ma anche del fatto che Marella Caracciolo avesse la propria residenza effettiva in Italia e che la sua eredità debba essere regolata dalle leggi successorie, oltreché fiscali, italiane".
Un caso che scuote Torino e la famiglia Agnelli
Questa conclusione rappresenta un punto di svolta non solo per la dinastia Agnelli-Elkann, ma anche per il sistema economico nazionale. La vicenda ha messo in luce i meccanismi con cui la famiglia ha gestito negli anni patrimonio e residenze fiscali, con al centro la società Dicembre e la cassaforte Exor, che controlla Stellantis, Ferrari, Iveco, la Juventus e il gruppo editoriale GEDI.
Parallelamente, la battaglia civile avviata da Margherita Agnelli contro i figli per la gestione dell’eredità e delle società ha acceso ulteriormente i riflettori su uno scontro familiare che continua a intrecciarsi con i destini economici della holding. Sullo sfondo, resta la percezione che questa inchiesta segni un passaggio simbolico: anche le più potenti dinastie industriali italiane possono essere chiamate a rispondere davanti al Fisco e alla giustizia.