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“Dobbiamo evitare le femmine”, frase shock del comandante dei vigili per il concorso

Le frasi tra il comandante della municipale di Pordenone e l’ex comandante della municipale di Sacile rese pubbliche nell’ambito del processo sul presunto concorso truccato per un posto di vigile urbano a Porcia.
A cura di A. P.
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"Ho preparato 40 domande, dobbiamo tartassarli bene, altrimenti ci troviamo con le femmine", e ancora: "dobbiamo farle fuori sennò ci ritroviamo con tutte le sapientone che hanno studiato". Sono alcuni dei dialoghi intercettati tra il comandante della municipale di Pordenone e l’ex comandante della municipale di Sacile, resi pubblici nell'ambito del processo sul presunto concorso truccato per un posto di vigile urbano a Porcia, in provincia di Pordenone, indetto nel giugno del 2011. A rivelare il dialogo che risalirebbe al 17 maggio scorso, come spiega Il Gazzettino, è stato il pm Pier Umberto Vallerin nella sua requisitoria nel processo sul concorso truccato a Porcia. Secondo il pubblico ministero, proprio le frasi tra i due, che parlavano dei test per il concorso, renderebbe non credibile la testimonianza in aula del comandante della polizia locale di Pordenone.

"Se questa è l’impostazione di un concorso pubblico c’è da mettersi le mani nei capelli" ha concluso infatti l'accusa, annunciando con un colpo di scena la richiesta della trasmissione degli atti alla Procura affinché valuti la posizione del comandante. Il Pm ipotizza nei confronti dell'uomo il reato di falsa testimonianza perché ci sarebbero forti discrepanze e contraddizioni fra le dichiarazioni rese in aula e quelle captate dalle intercettazioni telefoniche. Per le stesse frasi la parte civile ha parlato di "comportamenti in sfregio alla funzione di pubblico ufficiale per avere vigili maschi". Nella sua requisitoria il pm ha ribadito che le tracce d’esame sarebbero state comunicate in anticipo a due candidati al concorso per vigile, finiti poi a processo con i loro presunti suggeritori. Per questo ha chiesto condanne per complessivi 12 anni di reclusione con le ipotesi di rivelazione di atti d’ufficio.

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