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Digiuno per Gaza, oltre 15mila operatori sanitari si mobilitano: “Abbiamo il dovere di alzare la voce”

Medici e infermieri digiunano e manifestano davanti agli ospedali contro il genocidio a Gaza: “Abbiamo il dovere come professionisti di “alzare la voce” contro ciò che sta accadendo”. Appello per il boicottaggio dell’azienda farmaceutica israeliana Teva.
A cura di Antonio Musella
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Giovedì 28 agosto oltre 15mila operatori sanitari in tutta Italia digiuneranno contro il genocidio in corso a Gaza contro il popolo palestinese, e lo faranno davanti ai principali ospedali e strutture sanitarie italiane con un totale di oltre 500 presidi. L'iniziativa è nata dopo che lo scorso luglio circa 4000 operatori sanitari della Toscana avevano digiunato a staffetta in solidarietà con Gaza. L'appello ha trovato sempre più adesioni fino alla decisione di lanciare una giornata nazionale per domani. Al digiuno ed ai presidi davanti alle strutture sanitarie saranno associate delle richieste precise al governo italiano: la sospensione degli accordi di cooperazione militare con Israele e l'apertura di corridoi umanitari per consentire l'afflusso regolare di aiuti umanitari alla popolazione di Gaza stremata dalla fame.

Il grido del mondo della sanità: "Fermiamo il genocidio"

Secondo la World Health Organization sono 1400 gli operatori sanitari morti a Gaza dall'inizio dei bombardamenti dopo il 7 ottobre del 2023. Una vera e propria strage. È di poche ore fa il bombardamento, in diretta televisiva, dell'ospedale Nasser di Gaza, dove sono morte 20 persone, tra cui anche 5 giornalisti. Si tratta solo dell'ultimo obiettivo sanitario bombardato dall'IDF (le forze armate israeliane) da dopo il 7 ottobre del 2023.

"L'attacco agli operatori sanitari ci colpisce sia per istintiva solidarietà con i nostri colleghi sia perché ci rendiamo conto che fa parte della deliberata strategia di Israele di impedire ai civili l'accesso alle cure – spiega a Fanpage.it Viviana Fusco, dirigente medico psichiatra del dipartimento di salute mentale dell'Asl Napoli 2 – abbiamo il dovere come professionisti di "alzare la voce" contro ciò che sta accadendo. Tra ottobre 2023 e maggio 2025,  secondo i dati di UNICEF, ci sono stati 720 attacchi documentati contro obiettivi sanitari, tra cui 125 strutture sanitarie, 34 ospedali e 186 ambulanze. Parliamo di un contesto in cui la fame è il diniego delle cure sono usate come un'arma da guerra".

Gli operatori sanitari italiani scendono in piazza e digiunano come cittadini e come medici allo stesso tempo. Una mobilitazione che si concretizzerà in centinaia di presidi in tutta Italia, oltre 100 associazioni hanno aderito all'appello, tra cui anche Don Luigi Ciotti di Libera e la Funzione Pubblica della Cgil. "Al governo italiano chiediamo di sospendere immediatamente accordi militari e fornitura di armi a Israele, di insistere con urgenza per il cessate il fuoco e l'apertura di corridoi umanitari per aiuti alimentari e sanitari alla popolazione di Gaza allo stremo delle forze – sottolinea la dottoressa Fusco -. Alle aziende ed istituzioni sanitarie, agli ordini professionali, alle società scientifiche, alle università ed ai centri di ricerca di adottare formalmente una Dichiarazione ove si riconosca il genocidio in corso e si affermi l'impegno dell'istituzione a contrastarlo con ogni mezzo a disposizione".

La campagna di boicottaggio all'azienda Teva

Lo scorso luglio una petizione sostenuta da 3300 firme, di cui 1300 tra accademici e professionisti del settore, ha chiesto alle organizzazioni internazionali per la protezione della salute di prendere posizione contro il massacro a Gaza. È così arrivata una prima dichiarazione pubblica da parte dell' Alleanza europea per la salute pubblica (EPHA), l'Associazione europea per la salute pubblica (EUPHA) e la Federazione mondiale delle associazioni per la salute pubblica (WFPHA). 

Ma la mobilitazione degli operatori sanitari italiani aderisce anche alla campagna BDS (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) lanciata contro l'azienda farmaceutica israeliana Teva (Teva Pharmaceutical Industries). Si tratta di un colosso farmaceutico che produce molti farmaci generici, e che ha una rete di vendita mondiale. I prodotti della Teva sono sia in vendita nella farmacie, sia utilizzati nelle strutture ospedaliere pubbliche e nei presidi sanitari, acquistati tramite appalto sulle piattaforme regionali. "Facciamo appello ai medici, ai farmacisti, ai pazienti, alle Regioni e ai Comuni di aderire alla campagna di boicottaggio "No Teva" promossa da Sanitari per Gaza e BDS – spiega Fusco – chiediamo la risoluzione dei contratti in essere o il declinare accordi futuri con un'azienda, non solo complice di occupazione e apartheid, da cui trae profitti, ma anche attivamente coinvolta nel genocidio". Teva trae profitto dal regime economico imposto dall'occupazione israeliana nei territori palestinesi, che penalizza gravemente l’economia palestinese in favore di aziende israeliane o multinazionali, come riportato sul sito di BDS Italia. Inoltre dopo il 7 ottobre TEVA ha espresso piena solidarietà con lo stato e l’esercito israeliano con dichiarazioni e aiuti concreti.

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